Di fronte a comportamenti emotivi che non si comprendono, alcuni tendono ad arrovellarsi il cervello per capire perché è successo o perché uno stato d’animo ci domina a tal punto da renderci la quotidianità difficile da affrontare.
Misteri della mente che hanno affascinato Elisa Marcheselli, fin dalla più tenera età, e che l’hanno spinta ad indagare e studiare gli aspetti neuropsicologici dei meccanismi mentali.
Elencare i suoi successi accademici e professionali richiederebbe del tempo.
Basti dire che la curiosità che la animava quando era più giovane, ha contribuito a farle raggiungere posizioni di rilievo, non solo in ambito terapeutico, comunemente inteso, ma anche investigativo, stringendo collaborazioni con studi legali e professionali , dopo la laurea di specializzazione in Psicologia Forense Criminale Investigativa a Milano, fino a dar vita all’Associazione Good Life, composta da un team di professionisti, per la prevenzione primaria dei disagi sociali.
Raccontami la tua storia. Che cosa ti ha portato a questo indirizzo e perché?
«Sono sempre stata affascinata dal capire cosa succedeva nelle menti delle persone, e quindi ho cercato di approfondire la mia passione, con l’indirizzo di studi. Ho frequentato l’università di psicologia a Firenze con indirizzo “psicologia dello sviluppo e dell’educazione”, specializzandomi successivamente come psicoterapeuta.»
“Tecniche scientifiche in grado di aiutare le persone a risolvere i propri problemi in tempi brevi”, che cosa intendi con questa affermazione?
Si tratta di “psicoterapia breve strategica”, ovvero una psicoterapia che prevede, nell’arco di 10 sedute, di sbloccare il problema principale e che invalida la vita su un aspetto particolare. Non si andrà a individuare le cause originarie del problema, ma a scoprire come funziona il problema nel momento in cui si presenta, grazie a delle tecniche protocollate, in grado di sbloccare la mente, praticamente trovando strategie che possono ribaltare la situazione, creando un circolo “virtuoso” e non “vizioso”.
Oggi i problemi sono così eclatanti che la richiesta è quella di poter stare meglio in tempi brevi. Mi sento toccata da questa profonda necessità perché la vita delle persone è preziosa ed è importante portarla in equilibrio.
Nel mio approccio al paziente, sto sperimentando anche la terapia con utilizzo di animali domestici che danno un contributo notevole nel percorso terapeutico. Sembra inverosimile, ma mi sono ritrovata, ad esempio, a risolvere un disturbo ad una ragazza che si strappava i capelli, tecnicamente chiamato “tricotillomania”. Guarda caso il suo cagnolino aveva lo spesso disturbo. E’ stata una terapia a tre: io curavo la paziente che curava il cane. A volte è stato necessario curare il cane per curare la paziente.
Il mondo animale è capace di innescare una reazione biochimica, con lo sviluppo di endorfine positive e quindi … ben venga l’ausilio degli animali nell’uso delle terapie.
So che sei fondatrice dell’Associazione GoodLife.
«Sì, è un’associazione nata con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sui temi molto “cari e caldi” in questi tempi, cioè bullismo, pedofilia e tante altre problematiche del social–crime e la violenza sulle donne.
Ne sono il presidente e l’ideatrice, con un team molto affiatato, siamo in pratica il nucleo centrale intorno al quale ruotano vari partners, a volte il Comune, a volte la Polizia Postale oppure altri enti speciali .
A quali progetti stai lavorando riguardo queste tematiche?
Sto collaborando con Simona Pedrozzi nella società fondata da lei SIRO Consulting. È una bellissima esperienza perché mi trovo a far parte di un team di professionisti specializzati, di altissimo livello, in Comunicazione d’Impresa ed in particolare in Personal and Corporate Web Reputation. Inoltre Simona oltre ad essere una professionista preparata a 360° è una donna capace di creare collaborazione e rete in una maniera coinvolgente ed entusiasmante, e questo mi rende felice di condividere le mie conoscenze in questo spirito costruttivo e motivante.
I temi che affrontiamo riguardano la comunicazione , ed una buona comunicazione non può prescindere dall’attenzione alla Web Reputation. Offriamo quindi analisi e consulenza sulla reputazione online di brand, privati e personaggi pubblici con il supporto di uno studio legale specializzato e costantemente aggiornato in diritto dell’informazione ed Internet, attento a profili di diritto internazionale e comunitario sul tema. Inoltre io contribuisco nel dare il supporto psicologico alle persone che vivono situazioni drammatiche causate dal web e nel costruire e ridefinire una nuova web identity funzionale. Essendo specializzata in sviluppo delle organizzazioni aziendali e delle cooperative, conosco gli aspetti psicologici inerenti gli ambiti delle organizzazioni connesse alle dinamiche inerenti i rischi reputazionali e di identità imprenditoriale.
Un esperienza che hai fatto di divulgazione del “pericolo del web” che trovi significativa?
«Sicuramente un convegno ad Arezzo, dove ha preso parte la Polizia Postale. In quell’occasione abbiamo parlato in particolare della pedofilia online e della figura che caratterizza il pedofilo dei “nostri giorni”. Oggi è molto diverso da quello che siamo abituati ad avere nell’immaginario collettivo, intendo la persona un po’ anziana, nascosta dietro gli alberi di un giardino … immagini del passato. Purtroppo i dati attuali sono allarmanti. La scienza clinica ci dimostra che il profilo del pedofilo online è molto allarmante perché si tratta di giovani uomini tra i 25/35 anni, di buona famiglia ed un elevato livello culturale, con un’ossessione patologica verso l’adescamento di questi bambini, che si può concludere solo con l’incontro o con la scambio di immagini.
Si è aperto un mondo sulla discussione di quanto i giochi online, soprattutto la playstation, siano un’arma di adescamento per i giovani e da lì è partito l’avviso perentorio, a tutti i giovani in platea degli agguati perpetrati da questi “personaggi”.
Un consiglio invece che daresti al genitore per la tutela del figlio?
Linee guida da dare ai genitori? Attivare i “ parental control “ che si possono trovare su dispositivi elettronici e nei cellulari, così da eliminare gran parte di rischio.
C’è una responsabilità penale, giuridica nel lasciare questi dispositivi nelle mani di un minore. I primi sono i genitori che devono capire che esistono dei sistemi informatici gratuiti che devono solo essere attivati per eliminare gran parte dei rischi. Deve partir da loro l’educazione dei propri figli, su come navigare correttamente sul web. Devono capire che ci sono strumenti che li possono aiutare in questo difficile compito, senza innescare dinamiche conflittuali. È sempre e solo l’informazione che permette di creare una “confidenza”, un’alleanza fra genitori e minori che, in questo modo, si sentono protetti, tutelati. Del resto, questo è il feed-back ritornato dopo un corso fatto in una 3a media, durante il quale i ragazzi mi hanno ringraziato. In quell’occasione erano emerse problematiche legate al raggiro, a truffe o, ancor peggio, all’adescamento sessuale.
I giovani, e anche gli adulti in alcuni casi, devono anche essere seguiti su temi legati all’alimentazione. Cosa ci dici dei tuoi trattamenti per il disturbo alimentare come la bulimia?
L’approccio che utilizzo consente una risoluzione molto alta di questo problema. Ci si deve rendere conto, fin da subito, che il disturbo alimentare della bulimia è una sorta di suicidio quotidiano, è invalidante nella misura in cui può portare ad altre patologie e limitare la vita sociale. Detto questo, la terapia prevede un ingrediente fondamentale: osservare scrupolosamente le prescrizioni. E qui, il coinvolgimento familiare, soprattutto quando si tratti di adolescenti, è gioco-forza.
Se si tratta invece di un’adulta, si cerca una rete di supporto per far arginare certe situazioni, per poi far leva su una paura più grande messa contro una più piccola. Sia che si tratti di giovani che di adulti, la leva di un futuro precario diventa un grande deterrente perché, di fronte a certe situazioni, il paziente si scuote ed incomincia a “tirar fuori” il meglio di sé.
Ed ora le nostre domande “fuori dagli schemi”. La macchina del tempo ti porta via un attimo e ti sbalza fra 20 anni, come ti vedresti?
«Una mamma oltre che una donna in carriera, sempre impegnata negli affari di lavoro. Direi quindi, realizzata nell’aspetto familiare. Ma c’è anche una spinta molto forte nel voler concretizzare tanti progetti nel sociale che possano garantire un supporto alle persone che soffrono disagi psicologici e che ne hanno veramente bisogno.
E ti chiedessi una frase che ti piace per dare speranza a una persona?
La prendo in prestito da mia madre perché è una persona molto positiva: Se esiste il problema esiste anche la soluzione, c’è sempre una soluzione alla portata del problema.
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