Veronica Ryan vince il Turner Prize 2022. E’ tempo del Turner Prize, per chi non lo conoscesse è uno dei premi più prestigiosi al mondo, riservato solo ad artisti legati al suolo britannico. Come ogni premio spesso fa discutere, e negli anni ha dato molte soddisfazioni ai critici, ma la vittoria di quest’anno non porta polemiche. La qualità, la storia personale e la profondità dell’opera sono difficilmente questionabili.
Veronica Ryan vince il Turner Prize 2022
A vincere l’edizione 2022 è Veronica Ryan, scultrice raffinata e sensibile, anagraficamente l’artista più anziana della storia del premio (1956, Plymouth). In finale con lei sono arrivati Heather Phillipson, Ingrid Pollard e Sin Wai Kin, rispettivamente conosciuti come esponenti della poesia in rapporto al visivo, della fotografia sociale e della questione di genere. Insomma, in finale si sono portati temi molto variegati e non ripetitivi, altro merito da riconoscere alla giuria. La mostra di tutti i quattro finalisti sarà visitabile alla Tate Liverpool fino al 19 Marzo 2023.
A far pendere la vittoria verso Ryan anche la sua mostra del 2021, “Along a Spectrum”, al centro d’arte contemporanea di Spike Island di Bristol, e il suo intervento di arte pubblica per l’Hackney Council in onore dei migranti dei Caraibi verso il Regno Unito.
L’arte stratificata e complessa di Veronica Ryan
I temi centrali nella ricerca di Veronica Ryan sono il colonialismo e il post-colonialismo. Queste tematiche sono trattate attraverso la scultura e l’utilizzo di materiali simbolici e in trasformazione. Nella sua poetica compaiono spesso oggetti ritrovati casualmente, abbandonati e che entrano in un percorso di viaggio, di spostamento per passare dal senso di perdita a quello di guarigione. Troviamo anche il filo conduttore della terra che può essere spostata, come le ceneri vulcaniche della sua patria che abitano le sue installazioni, frutti regionali, giustapposti ai materiali più classici come il marmo e il bronzo.
Tutti questi materiali non seguono un ordine logico di abbinamento, ma sono lasciati all’intuizione libera dell’autrice che, semplicemente, rilascia la sua intuizione estetica come fenomeno personale stratificato e complesso.