Veneto: si vota online per scegliere cosa restaurare. è giusto far decidere alla maggioranza?

VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA? Fino al 14 settembre sarà possibile votare OnLine per scegliere quale opera d’arte restaurare tra la serie di cartelloni pubblicitari in latta, del Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, e il ritratto di Innocenzo V della Chiesa di Santa Corona in corso Palladio a Vicenza. Le votazioni, alle quali potete partecipare nel SITO DEDICATO, sceglieranno quale opera del patrimonio artistico Veneto vada protetta oggi.

L’iniziativa è promossa da Coop Alleanza 3.0, che per il il quinto anno ha deciso di fare scegliere online dal proprio sito ai soci, ai consumatori e a chi vorrà partecipare alcuni capolavori (sei le tappe di questa edizione) dei territori dove è presente da restaurare.

Per il quinto anno consecutivo, partecipa con noi per dare vita a un “museo diffuso” sul territorio, dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia: ogni mese due opere d’arte in sfida, e a decidere quale sarà restaurata per tornare al suo antico splendore…sei tu!

VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA?

Le opere in gara per essere restaurate

  • I cartelloni della collezione Salce a Treviso: 90 cartelloni pubblicitari in latta, conservati nel museo di Treviso, ente rinomato per la sua collezione di grafica pubblicitaria. I cartelloni interessati al restauro vanno dalla fine dell’800 agli anni Cinquanta. L’intervento prevede una nuova catalogazione e un intervento conservativo.
VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA?
  • Il ritratto di Innocenzo V: dipinto olio su tela, autore ignoto, Settecento, 224,70 x 154,3 centimetri, conservato nella chiesa di Santa Corona a Vicenza. L’intervento prevede una pulitura di base, reintegro della tela, ritocco pittorico conservativo e applicazione di strato protettivo.
VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA?

VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA?

Voglio affrontare il tema nella certezza che chi ha proposto questa votazione sia in buona fede e creda in ciò che fa. Ancora di più, voglio riconoscere che gestire i pochissimi fondi che si ottengono per la conservazione del patrimonio artistico è un’impresa, e coinvolgere il pubblico per avere più attenzione mi sembra un pratica giustissima.

Detto questo, si pone il dilemma di principio: la maggioranza, la votazione online, il parere (dis)informato etc. sono parametri da usare nello scegliere quale opera d’arte restaurare? Lasciamo stare gli sfegatati della democrazia, che negli ultimi anni avrebbero messo ai voti anche le prescrizioni mediche. Allo stesso modo, lasciamo da parte gli affetti da elitarismo, che fingono di credere che solo una minoranza informata possa decidere su praticamente tutto, e in verità eleggono a minoranza informata solo chi la pensa come loro.

Entriamo così, un po’ più soli, nella questione. Decidere di far votare al pubblico un restauro a discapito di un altro è, a prescindere, un atto di ricercata irresponsabilità. Chi lo decide invoca la vox populi e se ne lava le mani. Questo è un fatto. Può però essere in mala o buona fede: se è in buona fede si crede seriamente che il pubblico e la maggioranza abbiano il diritto di scegliere cosa conservare, e che chiedere a loro sia la cosa più giusta da fare. Se invece c’è malafede, semplicemente non si vogliono assumere conseguenze, dando eventualmente tutta la colpa a chi non la potrà mai evadere, e cioè la maggioranza.

Ora, facciamo finta che sia il primo caso: chi ha emesso questa ‘gara’ pubblica per il restauro è in buona fede. Pensa che sia giusto che il pubblico decreti quale opera restaurare.

La maggioranza può decidere solo per se stessa?

Certo sarebbe giusto se l’oggetto della votazione fosse totalmente a disposizione del votante: se si dovesse decidere in una sagra tra polpette o arrosto, è giusto che decida il pubblico, perché sarà proprio lui a gustare i piatti. Il restauro, invece, è un dono che i contemporanei fanno al futuro. Solo in minima parte (si spera) è qualcosa del quale possiamo godere noi stessi, votanti. Il restauro è l’arte che decidiamo di lasciare ai nostri nipoti.

Siamo proprio sicuri che il ‘sistema maggioritario’ vada bene per queste scelte? Può essere la mediocrità (ebbene sì, la mediocrità è maggioranza, e viceversa) il metodo di selezione dell’arte per il futuro?

A questo si potrebbe replicare che da sempre la maggioranza decide in modo molto pratico, mantenendo in vita certi monumenti e abbandonandone altri, conservando e disperdendo opere. E questo è verissimo, solo che si parla sempre di arte funzionale, arte inserita pienamente nella vita sociale di chi ha deciso di salvarla. L’arte della quale parliamo oggi, che necessita di restauro, giocoforza, è già abbandonata a se stessa, è già parte della ‘storia’ e, quindi, sconnessa dalla vita sociale.

Credo che affidare al pubblico la scelta di cosa salvare per i posteri sia un errore, in quanto ‘la maggioranza’ non ha alcuna visione condivisa e, alla meno peggio, salverà cose a casaccio unite da un gusto contemporaneo o da quello che la comunicazione gli passa come di moda. Il nostro gusto sarà metro della nostra eredità in tal modo, solo che gusto e arte non sono interdipendenti (e per favore non tirate in ballo i detti popolari).

Nella scelta delle opere da salvaguardare ci dovrebbe essere (parere personale) sempre una visione che colleghi la ricerca fatta nel passato con le istanze che delineano il contemporaneo. In altre parole: come il passato ci ha portato all’oggi, e cosa possiamo conservare per indicare a chi ci sarà nel futuro il nostro percorso. L’arte, come funzione sociale (e qui è proprio quest’ultima il motore sottostante dell’iniziativa) deve essere una testimonianza di alto livello, creata per sfidare il tempo e dialogare con generazioni che ancora non conosciamo. L’arte è un linguaggio da instaurare se non vi fosse altro linguaggio comune. Deve essere una eredità, non un biglietto da visita. Non sono i nostri gusti a essere importanti, ma le nostre scoperte, i nostri principi, l’umanità che ci lega. La mediocrità esprime gusto, mentre l’analisi offre al futuro possibilità.

Per fare questo ci vuole una importante presa di responsabilità, anche personale, cosa che, mi sembra, chiude il discorso laddove era iniziato.

VENETO: SI VOTA ONLINE PER SCEGLIERE COSA RESTAURARE. È GIUSTO FAR DECIDERE ALLA MAGGIORANZA?

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