Thembi Nkambule: la donna con l’HIV della “buona morte”

Thembi Nkambule: la donna con l’HIV della “buona morte”. Thembi Nkambule vive in Eswatini, un paese in cui una persona su quattro ha l’HIV. Ha deciso di dedicare la sua vita alla “buona morte”, e cioè preparare e accompagnare i malati di Aids al momento decisivo.

Oggi qui a NonSoloWork vi voglio parlare di un tema diverso, una notizia che proprio non sembra un ‘goodnews’, ma che getta una luce infinita su cosa possono essere le persone, come possiamo diventare tutti, perché un mondo migliore è tale solo se noi siamo migliori.

Tre tipi di morte che Thembi vede

Thembi è presente quando l’ora viene comunicata, quando si avvicina e quando arriva.

Dice che si possono distinguere tre sentieri che scavano dentro di noi all’annuncio della fine: uno che ci paralizza “È finita. Mi sono arreso”. Il malato chiude gli occhi in silenzio e in solitudine, rimpiangendo ciò che non ha fatto.

E’ una brutta morte, dice Thembi.

Poi c’è il secondo tipo: la persona ha un messaggio, o talvolta un avvertimento, per le persone che lascerà alle spalle. C’è una lezione che ha imparato che vuole trasmettere”.

Il terzo è una bella morte: la persona lascia la famiglia e la comunità senza conflitti, rimpianti.

Questa terza è una bella morte, e la presenza di Thembi non servirebbe, ma lei spesso c’è comunque.

 

Eswatini, il paese di Thembi 

Primo si chiamava Swaziland, oggi l’Eswatini, nell’Africa Meridionale, è definito l’epicentro dell’epidemia globale di HIV e AIDS, un ‘epidemia che interessa il 26% della popolazione.

Durante gli anni ’90 lo stato africano inizia terribilmente a interessarsi della malattia: la popolazione viene invitata a presentarsi per esami del sangue generici, e alla scoperta di un portatore del virus l’interessato semplicemente scompare. 

Viene allontanato dalla comunità e non se ne sa più nulla.

Thembi allora lavora come insegnante in una scuola superiore, e le voci sull’HIV iniziano sempre di più a diffondersi.

Agli inizi del 2000 la malattia viene riconosciuta dallo stato e dalla stampa, non è più un mistero.

La storia di Thembi

Nel 2002 anche Thembi viene trovata positiva all’esame.

I farmaci costano troppo, Thembi si arrende all’inevitabile: informa tutti del suo stato, compresi i tre figli,  e si iscrive a un programma chiamato ‘Persone che convivono con l’HIV’, che l’avrebbe aiutata attraverso la malattia.

In pochi anni Thembi diventa direttrice nazionale del programma. 

Da allora, le persone vedono in Thembi qualcuno che sa cosa stanno passando: chiedono a lei di essere presenti negli ultimi istanti, di aiutarli a lasciare le cose a posto intorno a loro, chiedono consiglio e amore.

“Lo prendo molto sul serio”, dice, “posso vedere cosa vogliono da me in quel momento senza che abbiano nemmeno bisogno di dire nulla. Alcuni vogliono che li tenga. Altri non vogliono essere toccati ma vogliono qualcuno presente. Tratto ogni persona come un individuo. Do loro dignità“.

Thembi è diventata un simbolo per tutta una nazione: simbolo al contempo della tragedia in atto, ma anche della dignità del dolore quando tutto sembra perso.

SWANNEPHA è la Swaziland National Network of People Living with HIV/AIDS, associazione che Thembi dirige e alla quale indirizzare fondi.

(illustrazioni di Shali Reddy)

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