Terremoto Turchia e Siria: una tragica conta. Ancora una volta siamo distrutti, siamo colti impreparati da un evento che sa di atavico, di irrefrenabile potenza delle forze naturali. Il terremoto che ha colpito Siria e Turchia ha devastato un popolo e mentre scriviamo il conto dei morti è salito oltre i 50 mila.
O almeno questi sono solo alcuni dei dati ufficiali. La Turchia parla di oltre 43 mila corpi già estratti dalle macerie, mentre la Siria ne dichiara quasi 7000.
I funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità stimano che, al conto finale, si potrebbe arrivare a un numero di 60 mila vittime, oltre ai feriti che già oggi segnano 120 mila. Questi numeri sono molto lontani dalle più nere previsioni fatte i giorni successivi al sisma, che arrivavano a un numero ‘spaventoso’ per quei giorni di 20 mila vittime in tutto. Nella tragedia mondiale sembrano destare attenzione due tipi di notizie che corrono parallele alla drammatica conta.
I salvataggi “miracolosi”
Come davanti a ogni tragedia che si prolunga nel tempo, più passano i giorni e le ore minore è la possibilità di trovare sopravvissuti ma, quando se ne trovano, tutto sa di miracoloso. A destare lo stupore di un mondo in cerca di segni è il salvataggio della neonata trovata viva ancora con il cordone ombelicale attaccato alla madre, quest’ultima già trapassata sotto le macerie.
Oppure la corsa in ospedale di madre e 2 figlie, tutte prigioniere per 33 ore di un palazzo crollato ad Hatay. Durante il trasporto una delle figlie muore, ma solo qualche minuto. Viene rianimata e arriva salva in ospedale.
Ad oggi non si spera più in ritrovamenti ma quegli episodi sono rimasti come fasci di luce in una oscurità totale.
La situazione in Siria
Desta invece inquietudine la difficoltà degli aiuti in Siria, poco propensa anche davanti alla catastrofe peggiore del secolo ad aprire il Paese.
La guerra civile tra ribelli e Assad rende impossibile una collaborazione nazionale e l’utilizzo di vie sicure sul territorio, inoltre il lungo periodo di sanzioni da parte dei Paesi Occidentali hanno reso la Siria isolata da anni a questa parte. Oggi le strade sono formalmente aperte, e i ribelli hanno dichiarato un ‘cessate ostilità’ temporaneo, ma la situazione rimane satura di punti interrogativi, tanto sulla reale conta delle vittime che sulla gestione trasparente delle autorità.
Terremoto Turchia e Siria: una tragica conta… ma c’è veramente da imparare?
Sarebbe molto facile concludere l’articolo dicendo che la speranza è lì, sotto le macerie, e anche se non la vediamo è nostro compito scavare. Potremmo dire che ancora una volta la natura ci ha dato una lezione, mostrandoci la nostra fragilità.
A chi scrive, tutto ciò sembrerebbe però ipocrita.
Un terremoto di queste dimensioni e conseguenze, in zone come la Siria, è una tragedia assoluta. Solo il tempo e le opere potranno pian piano far dimenticare. Nel frattempo sarebbe nostro compito come società vigilare prima di tutto su noi stessi, affinché i nostri aiuti non diventino affari e conquiste sulle macerie di chi ha perso tutto.