Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente?

Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente?

Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente? Unire in un unico spazio la creazione del pane e l’arte contemporanea. Per chi fosse nuovo all’attuale mondo dell’arte, questa potrà sembrare un’idea molto intrigante, per chi lo bazzica un po’ non c’è nulla di che stupirsi. Però questa apertura, accompagnata di proclami ‘contemporaneicissimi’, ci dà la possibilità di guardare le cose più semplicemente e, spesso, quando lo si fa l’ipocrisia e i siparietti ne soffrono.

Il progetto Spazio Pane: come è nato e come continuerà

Partiamo dalla notizia, che rimane comunque una buona notizia: l’apertura di un luogo per l’arte contemporanea. Spazio Pane è una casa per artisti e creativi nel bordo di Campoli Appennino, in provincia di Frosinone, alle pendici del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise. L’inaugurazione è stata il 28 agosto e d’ora in poi, se passate da quelle parti, un salto in via Marconi 71 è d’obbligo.

includere tutte le persone, sia gli addetti ai lavori che i cittadini di passaggio. Crediamo nella dimensione collettiva e condivisa, dove arte e cultura sono il collante. Arte e pane saranno due elementi in continua connessione e relazione. Proprio perché l’arte è necessaria, è sopravvivenza; come il pane”.

L’ideatrice e direttrice artistica è Sara Ciuffetta – artista di Sora (FR) classe 1985. Dopo un’esperienza a Berlino e Torino, ha deciso di tornare a Campoli Appennino riaprendo il forno del paese per riavvicinare:

“È una panetteria a tutti gli effetti che si muoverà da sola come produzione artigianale, e allo stesso tempo come spazio di arte. Nel punto vendita si trovano prodotti del territorio, a km 0, e artigianali come il miele e i tartufi, per cui il nostro paese è molto famoso. Grazie alla nostra nuova sindaca, una giovane di 38 anni, Campoli Appennino sta sempre più diventando una zona turistica e attrattiva, ha un’area faunistica meravigliosa per gli orsi europei recuperati in cattività – una sorta di “ospedale per orsi” – e una dolina carsica attorno a cui è costruito il paese: vediamo molte potenzialità e ci crediamo”.

Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente?

Il concetto è quello alla base dell’arte relazionale: la persona che entra per comprare il pane poi si ritrova una mostra, che nel nostro caso è una parete dedicata. La prima è mia, “Der Kunstmarket”, proprio quella serie di disegni da cui è nato tutto e che vorrei vendere al prezzo del prodotto come gioco performativo, e durerà fino al primo di ottobre. Poi a mano a mano vogliamo invitare degli artisti in residenza, dato che abbiamo la possibilità di ospitarli, e collaborare con giovani curatori.” (dall’intervista rilasciata ad Artribune)

Che poi… ad essere sinceri…. Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente?

Non voglio sminuire l’iniziativa che si è appena presentata che, anzi, merita visibilità. Però qualche volta, così per caso, potremmo anche guardare oltre i proclami e vedere le cose come sono: semplici.

Quello di cui abbiamo parlato è un panificio con uno spazio dedicato all’arte. “Dimensione collettiva e condivisa” vuol dire che chi entra nel negozio può vedere i lavori. Il concetto alla base, di “arte relazionale“, è semplicemente mettere opere d’arte fuori dai musei e dalle gallerie che, tanto, stanno diventando realtà morenti.

La verità, secondo chi scrive, è che siamo diventati talmente altezzosi e pieni di noi, nel campo dell’arte contemporanea, da non poter ammettere che dobbiamo tornare a far mostre nei negozi, nei panifici, nelle edicole e a casa di amici. Il panorama del mercato è diventato talmente appestato da favori e critici improvvisati che un’intera generazione deve reinventare come farsi vedere e conoscere. Ma, non potendolo ammettere dopo i fasti dell’arte di fine millennio, deve far credere a tutti che sia una scelta ponderata e consequenziale a un lungo percorso curatoriale di ricerca.

Se levassimo questi grandi proclami e parole d’ordine vedremmo la realtà per quel che è: siamo tornati a quando la carriera si faceva anche nei posti di passaggio d’obbligo, quando si intercettava la gente “semplice”. E’ chiaro che chi entrerà dal panettiere non sarà interessato all’arte contemporanea e non vorrà capirla, perché quest’arte porta con sé ancora il puzzo di snobismo tipico del contemporaneo, però ne ha perso i luoghi immacolati.

Io sono fortemente favorevole a questo modo di agire, a ripensarlo in maniera contemporanea, sia per dare a chi è di passaggio l’inaspettato, sia per far tornate gli artisti un po’ con i piedi per terra, anche a livello di trattazione delle tematiche.

Però finiamola di dire che “l’uva non ci piace”...

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2 commenti su “Spazio Pane: e se parlassimo sinceramente?”

  1. Guido Nosari grazie per il tuo pensiero ma ti invitiamo a conoscere tutto il progetto e le persone che ci sono dietro prima di scrivere.
    Ti aspettiamo a Spazio Pane per un confronto.

    1. Apprezzando molto questo tipo di progetto, come detto chiaramente, critico il modo di comunicarlo, non il progetto in sè che, comunque, nel caso sarò felice di conoscere meglio (ma è la comunicazione che punto con la mia critica, e quella è lì da vedere, non è da conoscere ulteriormente)

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