Approcciarsi all’assistenza di una persona malata di Alzheimer richiede, oltre che a competenza, profonda umanità e motivazione. Su questi valori si basano Silvia Farina e Home Instead Senior Care.
Incontro Silvia Farina ad un meeting di networking a Milano e da subito avverto una forte empatia. Mi colpiscono profondamente la sua attività e il suo modo di rapportarsi e confrontarsi umanamente. Quando comincia a raccontarmi della sua Azienda mi rendo conto che i suoi occhi brillano e capisco quanto sia importante in alcune situazioni sentire un’opinione competente riguardo ad una malattia complessa come quella dell’Alzheimer ma, soprattutto, quanto sia necessario essere aiutati a comprenderne tutte le sfaccettature.
Purtroppo la mia sensazione rimane senza voce perché allora Nonsolowork era solo nei progetti da realizzare. E’ stato Facebook a farci incontrare di nuovo, perché entrambe abbiamo amici artisti. Questo mi ha permesso, rivendendoci, di chiederle di dedicarmi alcuni minuti del suo tempo per dare spazio alla sua imprenditoria e come essa si coniuga con la sua storia personale.
Home Instead e Silvia Farina, da dove nasce l’idea di aprire un’attività così sensibile?
L’idea nasce nel 2000 da un progetto di volontariato durato diversi mesi e dalle successive esperienze lavorative che hanno forgiato le competenze che mi sarebbero state utili alla creazione, nel 2014, e all’intera gestione di un’agenzia di servizi di assistenza domiciliare a persone anziane.
Home Instead ha guadagnato la mia fiducia per due motivi: ho trovato nella persona del master franchisor italiano i miei stessi valori di attenzione alla persona, di tutela della dignità e della qualità di vita di chi è più fragile. Contemporaneamente ho riscontrato molti elementi che confermavano la solidità di un’azienda multinazionale, con referenze di primissimo livello a livello mondiale nell’ambito del Global Forum of Ageing e dell’Alzheimer Disease International. Proprio questa specializzazione nell’ambito del decadimento cognitivo, un ambito purtroppo a me familiare, chiudeva il cerchio e dava senso ad un calvario privato che fino ad allora mi era risultato sterile e muto.
Quali sono i vostri plus?
Ciò che forniamo è “l’assistenza a ore”, ossia solo le ore che servono e solo per ciò che veramente serve, in un contesto in cui nulla è lasciato all’improvvisazione. Le attività di Home Instead sono inquadrate in procedure che consentono il monitoraggio continuo della qualità del servizio e della soddisfazione degli assistiti, delle loro famiglie e degli Assistenti Famigliari.
Tutti gli operatori sono stati selezionati in base alla motivazione che li spinge a fare questo lavoro, all’attitudine e alla volontà di creare una relazione umana con ogni assistito. Il requisito di base è quello di essere mossi da una vera passione nel rendersi utili alle persone più fragili.
L’agenzia è presente per l’intera durata dell’assistenza, dapprima accogliendo e ascoltando i famigliari dell’assistito, al momento di inizio del servizio accompagnando personalmente gli operatori presso ogni famiglia e in seguito monitorando e coordinando il servizio. Va inoltre sottolineato che si garantisce consulenza ai famigliari in funzione dell’evolversi della situazione, perché l’Alzheimer è una malattia degenerativa che pone livelli di problematiche che mutano nel suo corso. Home Instead è in grado di offrire supporto alle necessità assistenziali quando la famiglia è disorientata sul da farsi o divisa al suo interno rispetto alle decisioni da prendere, e offre formazione alle famiglie per la gestione dei comportamenti problematici conseguenti al progressivo decadimento cognitivo.
Che cosa significa approcciarsi ai malati di Alzheimer?
Significa ascoltare e penetrare l’esperienza che la famiglia sta vivendo, per comprenderne il vissuto, la sofferenza, le dinamiche in gioco e ideare assieme a loro la strategia migliore per fare accettare alla persona malata l’assistenza, rendendogliela plausibile.
Significa inoltre sostenere la famiglia nella comprensione e nell’accettazione della malattia e diventare la voce fuori dal coro, ma autorevole, che li sgrava dai sensi di colpa che la malattia suscita.
Significa vivere ogni situazione come un caso unico, sia perché la malattia ha infinite modalità di manifestazione, sia perché non esiste una soluzione o un’azione che abbia lo stesso risultato: ciò che è vero oggi, potrebbe non esserlo domani, come anche il contrario. E’ un continuo valutare e rivalutare le dinamiche che entrano in gioco.
Significa prendersi cura dei famigliari, la cui aspettativa di vita – è provato – diminuisce più velocemente rispetto a quella delle persone malate di Alzheimer.
Significa avere il coraggio di sdoganare – se e quando necessario – soluzioni che spesso la famiglia non ha neanche il coraggio di pronunciare per paura del giudizio incombente di chi non capisce.
Significa personalizzare l’assistenza tenendo conto di tutto quanto ho descritto finora.
Quali progetti hai per il 2018?
Innanzitutto vorrei aumentare la visibilità e la riconoscibilità all’interno della classe medica e tra le famiglie.
Inoltre desidero crescere come Azienda di riferimento per l’assistenza privata alle persone con Alzheimer e per tutti coloro che gradiscano un aiuto che tuteli la loro autonomia residua.
Oltre a ciò, mi piacerebbe far valere la mia reputazione come “best employer” nel settore, sia per il rispetto che viene accordato ai collaboratori, che per l’opportunità di crescita continua offerta.
E per terminare, vorrei diventare un punto di riferimento per la valutazione delle necessità assistenziale e per la formazione ai famigliari di persone con decadimento cognitivo.
Per tutta l’intervista Silvia non ha smesso di sorridermi, nel parlarmi di ciò in cui crede, ed è questo che rende veritiera la sensibilità e competenza che caratterizza il suo percorso attraverso il mondo della demenza–senile.
Per chi volesse contattarla può scrivere a supporto@nonsolowork.com
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