Peli capelli e strane parrucche in mostra a Parigi. E’ stata una sorpresa, per il panorama parigino, la mostra su capelli, baffi, peli e simili elevati a oggetto di esposizione artistica.
E’ il Museo delle Arti Decorative, Musée des Arts Décoratifs, lungo la rue de Rivoli, nell’area Marsan del Palazzo del Louvre, a offrirci una nuova visione su quello che abbiamo in testa, o avevamo, sul petto, sulle gambe o sotto le ascelle.
La mostra è “Des Cheveux et des Poils“, tradotto “Capelli e peli del corpo”, e continua la ricerca del museo nell’esplorazione del rapporto tra corpo umano e moda. Prima di questa esibizione le sale sono state occupate da mostre sulle calzature, sulle regole dell’abbigliamento e sulla biancheria.
La mostra Des Cheveux et des Poils
Sono ben 600 le opere dal XV secolo a oggi che rappresentano acconciature, più o meno eccentriche, cura dei capelli, villosità esibite e, nell’insieme, una lunga carrellata di esempi di come anche il pelo confluisca nelle apparenze.
Oltre a ritratti e opere d’arte, troviamo oggetti insoliti, tra cui parrucche uniche a forma di animali e pelliccie che faranno assomiglire a “Cugino It” se indossate. Ci sono poi i baffi di Selleck completi di estratti da Magnum P.I. accostati alle parrucche di Carlo II d’Inghilterra fatte, aprite le orecchie, con i peli pubici delle sue amanti.
Il filo della mostra è sottolineare come anche i peli siano stati nei secoli utilizzati dalle mode o dai movimenti, anche quelli più socialmente impegnati. Al di sotto delle opere si sente una domanda: dove va la moda finiti i vestiti? Questa esposizione è un’ottima risposta.
Peli capelli e strane parrucche in mostra a Parigi
La mostra non ci tuffa subito nell’inatteso, come è giusto che sia nella elegante Parigi. La prima sala ospita ritratti di donne, in ordine di antichità, con l’evidente evoluzione delle acconciature nell’Europa medievale, proprio quando esporre i capelli era un gesto raro, mentre la maggior parte delle donne seguivano i dettami della Chiesa nel coprire la testa con un cappuccio o un velo.
Tra il XVI e XVII secolo si cambia tono: i capelli delle donne sono sempre più in mostra e si inizia a pettinare anche contro la gravità, in su! Questa strada verso il cielo culmina nel dipinto del 1777 di Jean-Baptiste-Andre Gautier-Dagoty “Ritratto di una donna”. L’acconciatura sfoggia un “rotolo alto”, costruito su un cuscino di crinolina, status symbol a lunghissima preparazione partito dalla Francia e arrivato fino negli Stati Uniti.
Il XVIII secolo vede la vittoria totale del capello lungo fino alla Rivoluzione Francese. Le teste ghigliottinate e preventivamente tagliate dei capelli lunghi fanno moda (e noi che pensiamo di essere innovativi!) durante i cosiddetti “bals des Victimes” (balli delle vittime). Inizia così, aiutato da strane passioni, il capello corto per le donne in Europa. L’inizio dell’Ottocento vede Madame Fouler, icona della moda cobn i suoi capelli appena tagliati alla “Titus”.
Ed eccoci all’immancabile caschetto per parlare degli inizi del Novecento. Gli anni ’20 lo trovano già famoso grazie alle donne e le infermiere che lavoravano durante la prima guerra mondiale, dove i capelli lunghi erano scomodissimi.
Un uomo perfetto e glabro
Il discorso uomo, a dire la verità, è abbastanza marginale in quanto a capelli. Sono state le donne a rendere possibile questa mostra, mentre l’altra metà del cielo ha giocato di più sulla peluria e il suo portato simbolico. Dagli uomini simbolo e mitici, come il “David” di Michelangelo, completamente glabri e lisci, ai peli mostrati più che altro in rappresentazioni atletiche, illustrazioni erotiche e incisioni mediche. Fino all’Ottocento, infatti, pur essendo in vigore un realistico accademico nella pittura, si raccomandava agli studenti delle accademie d’arte di non copiare “i peli del corpo, considerati ripugnanti, (e che) non dovevano apparire”.
Il nudo maschile è, nella nostra tradizione, senza peli.