Parla Mauriziojacopo Andriolo: “Essere un luogo di silenzio“. Mauriziojacopo Andriolo nasce a Seriate, Bergamo, il 23 maggio del 1986. Dopo il Liceo Artistico si laurea nel 2009 a pieni voti in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove completa gli studi specializzandosi in arti visive nel 2014.
Lungo la carriera ha conseguito numerosi riconoscimenti a livello nazionale, non smettendo mai parallelamente di insegnare arte, disegno e pittura.
Quando un visitatore apre il tuo sito trova opere molto diverse. Passa in pochi click da opere di pura pittura, pastose e invitanti, a installazioni, fotografie e illustrazioni. Vorrei sapere prima di tutto cosa unisce linguaggi così differenti nella tua ricerca?
Mi è sempre piaciuto confrontarmi con situazioni e linguaggi differenti e mettere in qualche modo la mia creatività al servizio dei più disparati argomenti e delle tematiche proprie del mondo contemporaneo, la trovo una stimolante sfida alla mia capacità di ragionare “al di fuori dello schema”.
Il filo conduttore che lega tutti i miei lavori tuttavia è la ricerca costante di una spiritualità che sento presente nella mia vita, attraverso l’indagine della realtà che mi circonda.
Il pubblico dell’arte contemporanea è abituato che un artista sperimenti linguaggi sempre nuovi, e molti critici spingono a valorizzare la ricerca. Tuttavia il mercato, molto spesso, sembra privilegiare la ripetizione, non dico addirittura la prevedibilità, ma certo non sembra essere adatto ai salti di stile. C’è una frattura tra pubblico e collezionismo? Oppure sbaglio io?
Credo che una riconoscibilità nello stile sia importante anche se non necessaria al lavoro di un artista, le accademie e le scuole d’arte spronano gli studenti alla ricerca di un segno grafico espressivo che risulti il più personale possibile che può evolvere ma allo stesso tempo deve rimanere riconoscibile, nel linguaggio contemporaneo questo segno può essere interpretato come un personale metodo di indagine verso il “mistero dell’esistenza” che va inteso come una firma grazie alla quale certificare il nostro posto nel mondo, o anche solo nel mondo dell’arte. Secondo me la vera frattura esiste tra il pubblico, generalmente poco educato e quindi poco incline alla comprensione dei nuovi linguaggi dell’arte contemporanea e chi dovrebbe effettivamente farsi carico della sua educazione come le istituzioni museali o come buona parte dei professionisti della critica d’arte che sembrano tuttavia preferire il dialogo con il circolo elitario degli addetti ai lavori. In buona sostanza troppo spesso a parer mio se la suonano e se la cantano.
Cosa ti spinge a scegliere un linguaggio piuttosto che un altro? Anzi, ancora meglio: come nasce un’opera? A quale punto scegli il materiale da utilizzare? E perché?
Nel mio modus operandi prediligo ragionare sul concetto che sta alla base dell’opera e in seconda battuta sul linguaggio più efficace per comunicare il mio pensiero. Se prendiamo in considerazione la serie di “Untitled” , la necessità di esprimere il concetto di “non detto” passava necessariamente dalla necessità di creare una sorta di copertura, oscuramento, una pelle dalla quale la comunicazione non si palesasse attraverso un codice riconoscibile ma semplicemente trasparisse, trasudasse.
Guardando le tue opere mi viene spontaneo intuire che c’è una manifestazione dell’essere che preesiste all’essere. Quasi che la materia fosse solo una conseguenza alla quale ‘diamo peso’.
In realtà il mio lavoro ragiona più che altro sul perdurare dell’essere al di là dell’esistenza del corpo, il che prende comunque in considerazione la preesistenza dell’essere come entità immortale, mi piace pensare comunque che il mio lavoro resti all’interno di una dimensione molto umana, quella dell’analisi della realtà attraverso il rapporto tra le persone e le cose. Qualche cosa che è molto presente nonostante non venga palesato agli occhi come la presenza dell’assenza.
E il gioco? A me sembra che tu ti diverta con lo spettatore..
Mi piace che lo spettatore davanti alle mie opere si ponga delle domande e cerchi di decifrare una sorta di enigma che deriva dalla mia volontà di non essere troppo didascalico nella rappresentazione, anzi alle volte forse eccessivamente misterioso, questo non è altro che parte della mia persona, non facilmente decifrabile nonostante i mie sforzi per apparire il più facilmente intuibile.
Tra i lavori presenti sul tuo sito, devo ammetterlo, il mio preferito è “Untitled” (GUARDALO SUL SITO). Dimmi tutto!
Il progetto ragiona sul tema della comunicazione, più precisamente su quella che è la sfera del “non detto”.
La difficoltà di esprimere quella che è realmente la nostra persona qui viene rappresentata come le pagine di un libro che non attraverso la parola e senza l’ausilio di un codice comunicativo strutturato, ma solo tramite il colore, tentano di comunicare con il mondo. Si tratta di tele dipinte con tecnica mista coperte da una seconda tela grezza, una seconda pelle, che lascia solo in parte trasparire il possibile contenuto, ma più verosimilmente lo nasconde. Conoscere veramente la personalità di qualcuno non può limitarsi ad un rapido scambio di vedute ma richiede tempo. Se a queste tele non si dedica del tempo il loro messaggio potrebbe passare del tutto inosservato. Non esiste un colore dominante o un segno grafico di impatto immediato che cattura subito l’attenzione, viene richiesto allo spettatore di porsi davanti alle opere in uno stato meditativo per poterne cogliere le sfumature. Qui la geometria ha un ruolo, è una partizione o una ripartizione dello spazio con una ‘sonorità’ ritmica che, pur velata, risulta molto accentuata.
Si tratta di un progetto al quale sto lavorando da più di due anni e considerando la vastità e l’importanza della tematica, è un lavoro destinato ad una continua evoluzione. Anche questo come tutti i miei lavori precedenti nasce da una vera e propria necessità, il bisogno di combattere la paura del buio, da intendere come la paura generale dell’annullamento e quindi della morte, allo stesso tempo, cerco di porre l’accento su quella che ritengo una delle problematiche più importanti della società del nostro tempo, la mancanza di una sincera libertà espressiva.
Esattamente come i colori che si celano dietro queste opere e che solo in parte traspaiono e trasudano da esse, così agli occhi più attenti il mistero che si nasconde dentro ad ogni persona emerge da ogni singolo gesto, al di là di ciò che viene espresso a parole.
Ora i tuoi artisti irrinunciabili, sia del passato che del presente.
Amo la pittura in tutti i suoi aspetti, gli artisti che hanno avuto in qualche modo un ruolo nella mia “formazione” sono innumerevoli e con il passare del tempo diventano sempre più numerosi ma se dovessi elencartene solo alcuni, scomodando grandi nomi, direi in assoluto Eduard Munch e Francisco Goya per la potenza della linea e della pennellata espressiva. Il filone al quale sento di essere più legato e che più ha segnato la mia ricerca artistica tuttavia è quello che viene comunemente identificato come l’espressionismo astratto americano: Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e la pittura informale di Emilio Vedova.
Domanda obbligatoria: progetti in arrivo.
Purtroppo la questione della pandemia ha fatto saltare dei progetti espositivi ai quali mi stavo preparando da tempo e non è più stato possibile recuperarli, ho colto tuttavia la possibilità di dedicarmi interamente alla mia ricerca in maniera libera affinando la tecnica oltre al linguaggio, lavorando assiduamente in studio.
Ultima domanda, però prendila seriamente, non si sa mai chi legge un articolo online: se dovessi immaginare il tuo progetto artistico perfetto, con tanto di luogo, cosa faresti? Se sapessi che ti sta leggendo magari chi ha la location giusta, cosa proporresti?
Dovrebbe essere un luogo dedicato alla meditazione come la cappella di una chiesa ma allo stesso tempo mi piacerebbe confrontarmi con grandi e ampie pareti che potrebbero esaltare al massimo il mio lavoro o distruggerlo definitivamente. Dovrebbe comunque essere un luogo di silenzio.
Potete contattare MaurizioJacopo Andriolo attraverso il suo Facebook, Instagram o scrivendo alla sua e-mail mauriziojacopoandriolo@gmail.com