Lubaina Himid: come parlare di razzismo? L’artista cerca di dire cose che il linguaggio comune, pensa, non potrebbe esprimere. Dialoga con i vuoti dell’espresso. Non c’è da stupirsi che alcuni artisti e artiste scelgano di dialogare con ciò che i libri di testo non dicono, con i vuoti della storia. E’ il caso di Lubaina Himid, pittrice britannica oggi molto influente nel panorama artistico. I suoi lavori parlano di rapporti che la storia ha dimenticato e vuole dimenticare.
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Biografia essenziale di Lubaina Himid
Lubaina Himid nasce nel 1954 nel Sultanato di Zanzibar, al tempo protettorato britannico, ora parte della Tanzania. Oggi è una affermata artista e curatrice, professore di arte contemporanea presso l’Università del Central Lancashire e figura centrale del movimento Black Art del Regno Unito negli anni ’80.
Nel 2010 è stata nominata MBE “per i servizi all’arte delle donne nere”, e nel 2017 ha raggiunto un traguardo di assoluta eccellenza con la vittoria al Turner Prize, al quale è seguita la promozione a CBE nel 2018 Queen’s Birthday Honors “per i servizi all’arte”.
Il suo arrivo in Inghilterra è insieme alla madre, che si trasferisce per continuare il suo lavoro di stilista tessile dopo la morte del padre di Lubaina. Frequenta il Wimbledon College of Art in Design Teatrale e consegue il Master in Storia della Cultura presso il Royal College of Art di Londra nel 1984.
Lubaina Himid: come parlare di razzismo?
Quando Himid descrive il suo lavoro non evita mai due parole: umorismo e storia.
La sua ricerca è iniziata rappresentando figure storiche che hanno dato grandi contributi culturali misconosciuti. Il misconoscimento è spesso un atto di violenza, e nell’Europa della quale Himid parla è dovuto a razzismo o moralismo. Però fatti cruciali e decisioni impattanti rimangono scritte nella storia anche se se ne vede solo il segno della cancellatura. E “contributo culturale” può essere anche qualcosa di molto diverso da un libro o un’idea:
“Ho realizzato una serie di dipinti attorno a una nave francese chiamata Rodeur, che salpò con gli africani catturati dall’Africa occidentale ai Caraibi. Sulla nave, una malattia agli occhi incurabile si diffuse rapidamente tra le persone ridotte in schiavitù e l’equipaggio, il “carico”, fu annegato in modo che i commercianti potessero richiedere l’assicurazione. Invece di dipingere centinaia di persone in grande difficoltà e in punto di morte, volevo creare qualcosa che trasmettesse un senso di assoluta incapacità di capire cosa stava succedendo“
Ecco che ne esce il dipinto ‘Le Rodeur: Exchange‘, del 2016, un vero rompicapo (in tutti i sensi, anche letterale). Vi si vedono un gruppo di individui neri ben vestiti in una scenografia contemporanea e legata al mare. Una figura con la testa di uccello, forme spezzate, un gesto apatico e un grido senza voce. Un evento rielaborato e posto fuori luogo da una narrazione asettica.
Naming the Money
La ricerca artistica di Himid riprende anche le figure storiche che tentarono nell’Europa di allora di far intravedere lati oscuri dell’integrazione raziale. Satirici come William Hogarth e Thomas Rowlandson sono una costante ispirazione per attirare verso i propri lavori attraverso l’ironia e l’umorismo, taglienti!
“Voglio fare un lavoro a cui non ti senti ansioso di avvicinarti. Uso il colore, uso il testo, uso il modello, uso l’umorismo, il tipo di umorismo feroce britannico che si trova nelle caricature“
In tale strada sono da inserire le serie di lavori basate sul ritaglio della carta che le valsero la vittoria al Turner Prize. ‘Himid’s Marriage‘, per esempio, offre allo spettatore 11 figure ritagliate a grandezza naturale, e Margaret Thatcher e Ronald Reagan prendono il posto degli amanti nel dipinto originale di Hogarth e le due figure nere, quasi insignificanti nell’opera d’arte del XVIII secolo, sono diventate i personaggi chiave.
‘Naming the Money‘ (2004) sarà la vera opera premiata: 100 figure ritagliate a grandezza naturale, 100 africani ridotti in schiavitù nelle corti reali dell’Europa del XVIII secolo. Ogni figura ha età , nome, professione, storia. Un audio dava la colonna sonora e la voce alle figure, facendole parlare di identità prima e dopo essere state portate con la forza in Europa. Un carico di creatività estirpato e reimpiantato con la violenza.