Lo scandalo del Murales di Melbourne: tra pecore e codardi. In questa storia ci sono censori, errori, codardia e generazioni che non si capiscono. Cosa volete di più dall’arte contemporanea? Riassumiamo in una velocissima cronistoria quello che è successo.
Cronistoria di un fallimento
Peter Seaton, australiano, si reca in una strada di Melbourne armato di colori e pennelli. Crea un murales alto più o meno 6 metri nel quale si assiste all’abbraccio conciliatorio tra un soldato russo e un soldato ucraino. Il titolo è “Peace before pieces” (‘La pace prima dei pezzi’, o meglio tradotto ‘La pace prima di finire a pezzi’).
Il murales, che ora non si sa più bene se fosse autorizzato o no e, soprattutto, chi ne avesse già visionato il progetto, viene notato la mattina stessa e subito i “media” ci mettono lo ‘zampino’. La macchina delle polemiche, che ha bisogno di carburante quotidiano, spinge a creare due fazioni su argomenti soggettivi, e subito saltano fuori i censori e i buonisti a contrapporsi e rappresentare la fame di scontro.
Così i giornali australiani si lanciano contro l’opera e i titoli funzionano bene: “Cosa penserebbe la gente se vedesse un murale di una ragazza stuprata e del suo violentatore che si abbracciano?“. Stefan Romanicwz, direttore della Australian Federation of Ukrainian Organizations, è tra i primi a rompere il silenzio. “È profondamente offensivo per tutti gli ucraini“, parola di Vasyl Myroshnichenko, ambasciatore di Kiev in Australia. Art4Ukraine, organizzazione scatenata dallo scoppio della guerra, aggiunge che è “scioccata“. Il malcontento generale accusa l’autore di aver parificato aggressore e vittima su uno stesso piano morale.
Seguono le scuse dell’autore: “Mi scuso per non avere pensato che il mio messaggio potesse essere accolto così male“.
E, infine, l’atto conclusivo di questa farsa. Seaton passa una bella mano di vernice bianca sul murales, rinunciando anche al piccolo “malloppetto” che contava di mettersi in tasca rivendendo come NFT l’opera nel mondo digitale (che poi sarebbero stati tutti fondi dati in beneficenza, si è premurato di aggiungere l’autore).
Per capire partiamo da una similitudine
Sono sicuro che mentre leggete vi siete già fatti un’idea di chi ha ragione. Io invece sto pensando a un vero fraintendimento tra generazioni.
Partiamo da una similitudine. Avete presente la Trap? E’ quella musica che tantissimi faticano a considerare tale. Nasce dal southern Hip Hop, che negli anni ’90 spopolò negli USA. I testi sono caratterizzati da una serie di frasi molto evocative, spesso sorprendenti in quanto a giochi di parole, fortemente legate a oggetti e modi di dire contemporanei e giovanissimi. Quello che, forse volontariamente, manca alla trap è una qualsiasi idea di poetica di fondo. Ogni frase è slegata dalla precedente e dalla successiva. Il concetto di autorialità è superfluo. Il fine, che ci piaccia o no accostato alla musica, è ‘essere presente’, è l’affrontare il mondo da ultimi arrivati, per scelta.
La trap delle arti visive
Il filone di cui fa parte Peter Seaton può essere oggi descritto come la ‘trap delle arti visive’. Il bacio tra contendenti non vuol dire nulla, ripete solo una banalità creata per descriversi come presenti al mondo. E’ forse un caso che lo stesso bacio appare in tutto il mondo per descrivere praticamente qualsiasi notizia della cronaca contemporanea? Erano apparsi Trump e Biden stretti in bacio, la stessa cosa è successa tra Rayner e Johnson in Inghilterra, e poi ricordate i nostri Di Maio e Salvini?
Sono scene banali (perché ripetute e di semplice lettura) che hanno molta presa sul pubblico, sia in negativo che in positivo, ma che non sono sostenute da alcuna poetica autoriale.
La reiterazione di un simbolo talmente ri-contestualizzato da diventare de-contestualizzato è il marchio definitivo del filone di street art al quale appartiene anche questa (ex) opera.
Lo scandalo del Murales di Melbourne: tra pecore e codardi
Da una parte, quindi, abbiamo una vecchia generazione che crede ancora che un’opera debba essere portatrice di messaggi, mentre qui ‘ci si afferma contemporanei e basta’. Dall’altra parte abbiamo una serie di autori che scelgono consapevolmente di parlare alla mediocrità della gente, offrendo banalità e credendo davvero che una sorta di irresponsabilità artistica li difenderà dalle risposte della mediocrità stessa.
L’errore finale è poi stato dell’autore. Se un esponente della trap viene censurato ha dietro di sé una rete aziendale che lo consiglia, giustamente, di mandare tutti “affanculo“. Questo crea il personaggio e rende la censura un ulteriore trampolino. Peter Seaton invece, da codardo e aggrappato a vecchie strategie, ha accolto le censure, ha distrutto e si è pure scusato. Molto male.