Sono andato in questi giorni a Xi’an, l’antica capitale della Cina, meta turistica rinomata per tutti i cinesi, della quale noi sappiamo ben poco, ma che comprende nel suo territorio l’Esercito di Terracotta, del quale spero sappiate già di più.
L’hanno scoperto quasi per caso nel Novecento: un contadino scava nel suo campo e intravede dei corpi ammassati. Pensa a una fossa comune, ma ci sono armature sui corpi, allora pensa ad antichi guerrieri. Scostando la terra scopre che sono tutte statue, e sembrano antiche.
Iniziano gli scavi e man mano si scopre un esercito di migliaia di statue di terracotta, tutte a grandezza naturale, tutte disposte come un esercito. Non ci sono solo i guerrieri: ci sono anche statue di cavalli e carri, vere armi antiche nelle mani dei soldati, portantine, ogni statua è diversa, ha una posizione e un volto unici.
Ci si chiede cosa sia, e poi finalmente lo si associa a una tomba imperiale poco distante: è l’esercito dell’imperatore, disposto come se stesse andando in guerra. Per chi ricorda le tombe egizie, il paragone in qualche modo può aiutare: i faraoni portavano con sè nell’oltretomba arnesi, tesori e statuette per riprodurre simbolicamente gli schiavi e i soldati al servizio del sovrano defunto. Tutto uguale, solo che questa volta le statue sono tutte a grandezza naturale.
Sono state lì, in piedi e in fila di marcia per secoli, sotto metri di terra, nascoste da chi le ha costruite.Guardarle dal vivo è uno spettacolo e un privilegio, qualunque foto non può preparare alla quantità alla quale si assiste.
Mentre passeggio intorno ai padiglioni che contengono le migliaia di statue ancora mezze interrate mi torna in mente Einstein (o il suo biografo, non si sa mai chi abbia veramente detto tutte le frasi famose di Einstein): diceva che non si può produrre una lampadina elettrica che duri cento anni. Non è che non sia possibile, già ai suoi tempi era teoricamente fattibile. Semplicemente non si può: il mercato non la vuole. Le lampadine devono rompersi nel giro di pochi anni per poterne vendere altre. Una lampadina con cento anni di garanzia costerebbe troppo per il mercato e per primi i venditori non la vorrebbero. Qualunque finanziamento in tale direzione avrebbe davanti questo ostacolo e sarebbe bloccato.
Allo stesso modo oggi non sarebbe possibile produrre un equivalente dell’Esercito di Terracotta. So che direte subito: “ma no! oggi lo produremmo facilmente: impostiamo la macchina, stampante 3d e via… Oggi possiamo fare tutto!”
Ecco, è questa ultima considerazione che va ben messa in discussione.
E’ vero, oggi potremmo nel giro di pochi mesi replicare esattamente tutte le statue di Xi’an, ma non possiamo.
L’esercito di terracotta è stato fatto per l’oltretomba, per una fede, per motivi che oggi sono stati spazzati tutti via da un altro tipo di fede, la fede nel progresso tecnologico ed economico.
Un esercito di terracotta, o un suo equivalente contemporaneo, non porta oggi benefici, non è inserito nel meccanismo di causa effetto e di consequenzialità tanto cari al nostro pensiero.
Creare qualcosa per nasconderla, per interrarla e mandarla in un mondo diverso, che non conosciamo, senza alcun ricavo materiale e senza la gloria e la memoria di averlo fatto: una grande azione del genere oggi è impensabie…. è impossibile.
Badate bene: non sto dicendo che dovremmo tornare a lavorare per riempire le tombe, sto dicendo che ogni volta che pensiamo che oggi, grazie alla tecnica e all’economia, possiamo fare tutto, forse ci dimentichiamo che la realtà è diversa.
Ogni nuova conquista comporta anche una perdita, ogni possibilità ne esclude altre.
Oggi è la tecnica stessa che ci impedisce di fare molte cose che un tempo sarebbero sembrate normali, e l’economia porta con sè risposte negative a imprese un tempo gloriose.
Sicuramente non possiamo fare tutto, come nel passato non si poteva, come è sempre stato, anche se ci illudiamo di essere tanto diversi da tutti quelli che ci hanno preceduto.
Guido Nosari