Le opere per non vedenti di Maria Bartuszvovà. Quando qualcuno afferma che l’arte contemporanea “non gli dice niente“, è sempre il caso di chidere se sta usando i sensi giusti. Pensare che guardare un’opera sia sempre sufficiente per indagarne significati e bellezza è sbagliato, basti pensare alle molte opere di Maria Bartuszvovà create per non vedenti e ipovedenti.
La mostra alla Tate
La Tate Modern di Londra dedica una mostra all’autrice scomparsa nel 1996, all’età di 60 anni, visitabile fino al 16 aprile 2023. In esposizione i suoi gessi che parlano di una leggerezza tattile e visiva insieme, oggetti da contemplare prima chiudendo gli occhi e indagando con le dita, poi guardando.
Maria Bartuszvovà nasce a Praga nel 1936, si diploma all’Accademia d’Arte, Architettura e Design e poi, con marito e figli, si trasferisce a Košice. Grazie a diverse commissioni pubbliche riesce a guadagnare dalla sua arte, ma col tempo inizia a esplorare forme e materiali meno consoni alle aspirazioni dell’arte pubblica.
Da un momento fortemente minimalista esce scoprendo nella rotondità una perfezione naturale che si riproduce nelle gocce d’acqua, nei semi, nei frutti, gusci nelle uova, ma anche in un palloncino gonfiato, e la rotondità è sempre legata alla leggerezza.
Così inizia a riprodurla con vari materiali, tra cui anche resine gommose, ma alla fine il gesso e il metallo hanno il sopravvento, con il loro paradossale peso che, se messo in sospensione, svanisce nella forma.
Le opere per non vedenti di Maria Bartuszvovà
Tutte le opere vengono pensate e create per essere toccate ancora prima che viste, per essere anche tenute in mano. Alla Tate, naturalmente, non hanno lasciato libero tocco, ma hanno popolato di scatti originali le sale, dove si vedono come l’autrice stessa invitasse al contatto delle mani sulle sue opere.
Durante la sua vita molti furono i simposi, gli incontri e le mostre espressamente pensate per gli ipovedenti e i non vedenti.
Kladek, 2° Simposio di scultura per bambini ciechi e ipovedenti 1983, ©Gabriel Kladek
Che dire? Questa è una grande arte che, per fortuna o purtroppo, non può essere in alcun modo riprodotta dalle possibilità del digitale. Stiamo attenti a non perderci per strada certe ricchezze…