Oggi piccola biografia di Miss Van, street artist contemporanea tra le più riconoscibili e riconosciute.
Forse la sua opera l’avete vista da qualche parte: stiamo parlando di un’autrice che si è imposta per una forte originalità sia di temi che di estetica, una tra le prime donne stree artist famose a livello internazionale. Figure femminili agghindate a burlesque, disegnate con tratti di gusto manga mischiato alle pubblicità pin up degli anni ’50. Iniziamo con il presentare Miss Van.
Chi è Miss Van
Miss Van nasce a Tolosa nel 1973. Il suo nome è Vanessa Castex e, mentre si laurea all’accademia di Belle Arti, inizia a lavorare sui muri insieme alla storica collega Mademoiselle Kat. Il loro lavoro è rivoluzionario per la scena francese dell’epoca: decidono di non utilizzare gli spray ma dipingere con vernici acriliche e pennelli.
Questa scelta inusuale porta Miss Van a non abbandonare mai la pittura su tela in senso classico, come invece all’epoca fanno la maggior parte degli street artist. Nel 1999 infatti inaugura la sua prima mostra in una galleria, e anche sulla tela i soggetti sono praticamente tutti donne.
Negli anni la carriera di pittrice su tela e quella di street artist pura continuano parallele. Oggi Vanessa lavora e vive a Barcellona, che da qualche tempo è per molti la vera capitale europea della street art.
“Dipingere sui muri era un modo di boicottare l’arte convenzionale. Agli inizi, ero una mente ribelle. Lo trovavo più emozionante perché proibito dipingere sui muri mi permetteva di essere libera, era illegale e non censurabile. Inoltre è una sfida: ogni volta che dipingo una parete c’è il rischio di vedere il mio lavoro cancellato. Poiché mi piace muovermi e entrare in contatto con la gente, preferisco disegnare in strada, in modo da rendere la mia arte accessibile a più persone possibili“
Le bambole di Miss Van: street art al femminile
Molti cultori di Miss Van la definiscono l’iniziatrice del movimento street art femminile (e ‘femminista’). Anche se così non fosse, e forse non è, siamo comunque davanti a un’autrice che ha inserito i mondi femminili nella street art. Tutto in lei parla solo delle donne, declinate in ogni modo e narrate in stili squisiti.
Le sue figure risentono direttamente della tradizione manga e spesso il suo lavoro è accostato a quello di Junko Mizuno, celebre e ormai arcinota fumettista giapponese. Le anatomie sono sintetizzate in tratti e colori tipicamente orientali, anche con qualche occhiolino alla tradizione Hentai.
Pose, ombre e impaginazione invece si rifanno spesso alla cartellonistica pin up statunitense anni ’50. Il tutto ritrae una donna ossessionata dal burlesque come estroflessione nella società della propria presenza.
Ed ecco le “poupées” (bambole), come le chiama lei, attrici della messa in scena della sottomissione.
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