Lavoratori con ADHD: come riconoscerli. Non sempre è facile capirlo: il disturbo da deficit di attenzione e iperattività troppo spesso viene scambiato per un atteggiamento sbagliato socialmente. Questo, sul luogo del lavoro, può portare non solo a fraintendimenti ma a veri rischi di convivenza professionale.
Cerchiamo oggi di dare, per quanto possiamo, qualche indicazione per evitare situazioni fraintrese sui luoghi di lavoro.
Cosa è l’ADHD
Gli anglosassoni lo chiamano ADHA (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), non è una patologia che nasca a un’età precisa, ma spesso si manifesta negli anni della crescita. Secondo i dati globali del 2020, il 2,58% degli adulti ne soffrirebbe, e questo dato non conta le moltissime persone non diagnosticate, specialmente nelle realtà urbane più piccole.
Nei primi anni in cui si diagnosticava questo disturbo lo si associava in particolare ai bambini irrequieti e che si ditraevano facilmente. Come in tutto, l’esaltazione iniziale hga portto anni di “euforia” dove quasi ogni bambino veniva diagnosticato, seppur in casistiche leggere. Oggi si è più attenti e l’ADHD viene diagnosticata solo dove effettivamente sorgono i suoi disturbi tipici.
“L’ADHD è un complesso disturbo dello sviluppo neurologico, che si manifesta in diversi sintomi e comportamenti. Il cervello dell’ADHD non è necessariamente volubile: anatomicamente, ha un aspetto strutturalmente diverso e funziona in modo diverso.” (Tracy Winter, dirigente e coach di leadership presso Nerd Coach, specializzata in neurodiversità).
Ogni soggetto affetto da ADHD la sperimenta in modi leggermente sempre diversi. Non c’è modo di sapere come apparirà nella vita di qualcuno. “Alcuni lottano per essere puntuali o tengono una scrivania che sembra esplosa, per esempio; altri sono puliti come uno spillo e sempre puntuali, ma non riescono a impedirsi di interrompere una conversazione. Alcune persone tendono solo a fare ciò che gli interessa, il che li porta a perdere la priorità di altri compiti urgenti.“
Gli effetti sul lavoro
Gli effetti di questo disturbo sul posto di lavoro possono essere particolarmente gravi, dovuti sia al comportamento in sè del soggetto, sia al fraintendimento che questo porta. Spesso gli affetti da ADHD sono etichettati come pigri, disimpegnati o incapaci. “Se faccio fatica con le scadenze penserai che non mi interessa il mio lavoro. Se dimentico qualcosa, potresti semplicemente concludere che sono stupido.”
Il problema poi si riversa anche sul soggetto che, messo davanti alle sue mancanze, non fa altro che interrogarsi sul suo comportamento sbagliato non riuscendo però mai a ovviare del tutto, oppure lavorando sodo per limare questi comportamenti che, poi, non vengono neppure riconosciuti.
Presentarsi alle riunioni preparati e puntuali, limitare i comportamenti tesi al perfezionismo eccessivo, studiare metodi per non dimenticare informazioni, non lasciarsi prendere dall’auto giudizio… tutte queste sono lotte quotidiane che avvengono senza che noi ce ne accorgiamo se il soggetto è abbastanza bravo.
Lavoratori con ADHD: come riconoscerli sul posto di lavoro
Spesso le persone con ADHD sono in forte disagio nel chiedere aiuto, perché significa annunciare la loro diagnosi e sperare che gli ambienti lavorativi accolgano un soggetto con ritmi diversi. Ma succede molto di rado.
Per questo motivo sui luoghi di lavoro sono frequentissime le ADHD tenute segrete. Un buon modo per capire che siamo in una tale situazione è fare attenzione a passaggi e metodi magari eccessivamente laboriosi per svolgere incarichi semplici. Chi li compie spesso sta lottando per mascherare il disturbo. Un altro metodo è accorgersi della bravura generale in un settore lavorativo di un soggetto, senza lasciarsi sviare dalle molte piccole mancanze che potrebbero bollarlo inizialmente come ‘fuoriluogo’. Infine lo smart working ha fatto notare come i soggetti ad ADHD possano ritrovarsi molto avvantaggiati da metodi lavorativi alternativi, dimostrando le loro competenze al di fuori di moti ostacoli quotidiani.