L’arte contemporanea in Cina raccontata da Guido Nosari

Per chi non lo sapesse, Guido Nosari si trova da metà maggio a Pechino , sicuramente la sua esperienza artistica è inusuale. Personalmente gli ho chiesto di mandarci notizie di un mondo molto diverso dal nostro, perchè questo ci avrebbe arricchito di informazioni.

Ecco cosa ci racconta…

Sabato scorso ho inaugurato la mia mostra, nel museo ShangYuan di Pechino, ma per chi legge questa piccola serie di reportage questa è una notizia già sentita.

Il piccolo resoconto che vi mando dal lontano oriente si apre con questa precisazione e si chiude con le foto dell’evento, che ha segnato comunque un certo successo. Nel mezzo vi racconto delle cose sull’arte contemporanea cinese che ho scoperto in questo mese di permanenza e che forse anche voi ignoravate.

COSA E’ UNA MOSTRA COLLETTIVA IN CINA

Partiamo da un fatto molto semplice: le mostre collettive d’arte visiva come le intendiamo noi…. le abbiamo inventate noi.
Mettere quadri di diversi autori in una sola stanza per farli vedere al pubblico può sembrare scontato… non lo è: è un fatto culturale.
Il gruppo che si unisce per creare un evento e darsi vicendevolmente forza è un concetto complesso: in Cina l’idea di gruppo è poco definita. Sono molto individualisti oppure collettivisti, senza vie di mezzo: è il singolo che si identifica con la società nel suo complesso e viceversa. Ogni gruppo che escluda il resto della società è in qualche modo idealmente in contrasto con essa.
Credo questo derivi da un ricordo di radice confuciana unito alla disciplina buddhista, con un forte impianto ideologico marxista.
Detto ciò, la Cina ha comunque accettato ad occhi chiusissimi il modo di fare arte occidentale, e con esso anche il modo di esporla. 
Le collettive in Cina fatte dai cinesi sono quindi molto spesso inguardabili, ‘guazzabugli’ di opere accostate senza un filo conduttore (anche ad alti livelli). Il lavoro curatoriale ha molta forza nelle mostre personali o in quelle statali, ma le collettive vengono usualmente lasciate a loro stesse. Non fanno parte della costruzione della società cinese: pur impuntandosi per farle, sono estranee ai loro bisogni. 
Mentre preparavo con Heather Breadsley la nostra bi-personale al museo, gli altri artisti erano un pò stupiti che semplicemente non riempissimo la sala di opere finchè ce ne stavano. 

I GRANDI ARTISTI DELLA CINA CONTEMPORANEA

Siamo stati invitati a fare degli studio-visiting da due degli artisti più quotati in Cina. Non chiedetemi il loro nome, ma sono conosciuti come (e vengono presentati sempre come) “il Rembrandt cinese” e “il Duchamp cinese”.
Fotografie vietate e grandi aspettative nel mostrare il loro lavoro.
….che dire?!….
Hanno degli studi molto belli e spaziosi.
Come dicevo prima, la Cina ha accettato ad occhi chiusi il modo di fare arte contemporanea in Occidente come l’unico modo veramente valido, dimenticandosi sostanzialmente la sua vera cultura visiva e sradicandola dall’oggi al domani.
I lavori di questi artisti, che per l’appunto non godono di un loro nome neanche tra i cinesi, ma sono le copie di artisti occidentali famosi, sono lavori senza spirito, senza intenzione. E’ come quando chi non conosce una lingua ripete semplicemente le frasi che ha ascoltato, senza capirne una virgola. 

Il “Rembrandt cinese” viene veramente osannato qui come tale, ma sia lui che chi lo osanna non sembrano avere gli strumenti necessari per anche solo capire la cultura insita nelle ombre di Rembrandt (e, sia chiaro, Rembrandt non avrebbe avuto gli strumenti per comporre un ritratto in china alla cinese degno di questo nome: non è una questione di superiorità di una delle parti, è una questione di culture diverse).

L’ARTE E LO STATO CINESE

Vietata ogni sorta di nudità in arte (e altrove). Vietato ogni riferimento a fatti non graditi al governo cinese. Però…..
Sì: come in ogni situazione complessa c’è un però.
L’artista sconosciuto, lo studente d’arte o il creativo in carriera è meglio che tralascino gli argomenti scottanti della politica cinese (e ce ne sono parecchi). Le super-star dell’arte invece possono, seppur in modo informale. Mi spiego meglio.
Gli artisti più noti in Cina si dividono in due categorie: quelli che riempiono di opere i palazzi pubblici, e sono fondamentalmente innoqui sotto ogni punto di vista (cosa che l’arte dovrebbe evitare!), e quelli che “contestano il governo”.
Questa seconda categoria di artisti è formalmente esiliata dalla Cina, non può entrarci e lavorarci…. ma ci entrano e ci lavorano.
Sono formalmente dei contestatori non accettati ma che non hanno alcun problema alla dogana.
Allora il dubbio si risolve guardando il loro lavoro: piazza Tienanmen! 
Questi artisti, formalmente scomodi al governo cinese, affrontano tutti la tragedia di piazza Tienanmen, accaduta 30 anni fa, e ormai praticamente conosciuta anche in Cina (per lungo tempo non si è saputo nulla qui, e anche oggi molti lo negano, però ormai è abbastanza una verità scomoda ma accettata).
Alcune opere in mostra
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