Massimo Capriati, l’ideatore del marchio ‘Le Vie della Sostenibilità’, incarna una filosofia di vita orientata al sogno e all’impresa sostenibile.
Con una profonda convinzione nel potere dell’energia e dell’azione, Massimo si impegna da anni a trasformare le sue visioni in realtà.
La sostenibilità per lui va oltre un concetto astratto, diventando un modo di vivere e di operare che si adatta alle esigenze mutevoli e alla volontà di evitare danni.
La connessione tra sogno e sostenibilità si rivela nella necessità di trasformare entrambi in qualcosa di tangibile, visibile nelle azioni, nei prodotti e nei servizi.
Fondamentali per Massimo sono l’ascolto, la responsabilità e la condivisione, che guidano il suo approccio al dialogo con gli altri e al rispetto del territorio.
La sostenibilità non può essere ridotta a un semplice slogan, ma richiede un impegno costante per innovare e creare un impatto positivo. La sua visione si basa su un approccio pratico e attuabile, che favorisce il cambiamento delle relazioni tra persone, aziende e ambiente. Lasciatevi ispirare dal percorso di Massimo Capriati, che dimostra come il sogno e la sostenibilità possano unirsi per plasmare un futuro migliore.
“Tutti gli uomini hanno le ali ma solo coloro che sanno sognare, possono volare lontano.“
Partendo dall’idea di sogno, Massimo ci spiega la sua filosofia di orientamento alla vita e al modo di fare impresa. “Per me sognare vuol dire vedere qualcosa che vorrei che accadesse, quindi qualcosa che oggi è irreale e che si tenta di realizzare, attraverso una serie di operazioni.” È proprio questa continua azione che Massimo mette in campo, da ormai molti anni, per dar forma a tutta la sua attività.
Per lui, la sostenibilità non è una parola astratta, ma qualcosa che vive e muta a seconda delle energie che si muovono nel fare, che si traducono anche nella volontà di affrontare sfide quotidiane per andare sempre in direzione di ciò che è giusto e di ciò che non fa danno.
Mi viene spontaneo chiedergli come vede la connessione tra sogno e sostenibilità, mi accorgo del suo stupore rimane e ci dona la sua visione. “La sostenibilità oggi è vista come un sogno, nel senso che è molto intangibile, come i sogni del resto. Quindi la cosa che li può mettere in collegamento è che ci vuole l’energia di una persona per renderli entrambi tangibili. Entrambi diventano qualcosa che “si vede”, grazie proprio a queste opere che danno vita a dei risultati. La si può vedere nelle azioni, nei prodotti, nei servizi, nel modo di operare. Nel modo in cui ci si relaziona con il territorio, con le persone e quando si vedono cose che accadono, anche solo in una relazione che cambia, siamo di fronte alla sostenibilità”.
Da questo, risulta evidente una dote senza la quale non si potrebbe “fare bene”: la capacità di ascolto, di farsi attenti all’ altro e ad altro fuori di noi. Stupisce e coglie di sorpresa questa affermazione che è alla base di tutto ciò che lo muove, insieme ad altri due capisaldi: senso di responsabilità e condivisione. Sì, perché, se l’ascolto implica un messaggio che arriva da fuori, questi due aspetti coinvolgono direttamente un’attività interiore, un dialogo continuo con se stessi, per non rimanere isolato con idee astratte e poter offrire la miglior soluzione a garantire un’eredità a chi continuerà dopo di noi.
Per Massimo diventano quindi importanti due attitudini: condividere il proprio sogno, per mostrarlo anche agli altri e, allo stesso tempo, un atteggiamento responsabile, che ci verrebbe da tradurre con “abile nel dare risposte”.
“Non esiste un kit pronto all’uso, con istruzioni per diventare sostenibile. La sostenibilità viaggia a braccetto con la responsabilità che una persona si assume. È per questo che ho voluto chiamare il mio marchio “Le vie della sostenibilità” precisa Massimo. “Ci sono tantissimi aspetti della sostenibilità e questi, per certi versi, la rendono difficile da vedere”. Il suo atteggiamento, di fronte alle aziende, non ha nulla di astratto: “Personalmente, tendo al “fare” realizzabile… La sostenibilità, per me, è continuare ad occuparmi delle cose che facevo prima, facendole in modo diverso.” Questo atteggiamento produce innovazione, dice Capriati, perché ci si deve inventare il come, e stimola la creatività, perché si devono creare modalità nuove affinché la relazione con le persone e con il territorio cambi. C’è una propria via che non deve portare all’ingenua convinzione che sia sufficiente non abbattere gli alberi per dichiararsi sostenibili; è un fatto rilevante, ma il concetto di sostenibilità deve essere in linea con degli indicatori di esecuzione, e anche paradigmi o macro obiettivi a cui un’azienda deve tendere per poi adattarli alla propria realtà; solo quando tutti quelli che ci lavorano, agiscono all’unisono cercando di tenere presente alcuni aspetti diventa sostenibile.
Nella Via della sostenibilità, l’imprenditore non rinuncia al profitto ma lo vede come risultato di un comportamento.
“Non devo fare una cosa pensando solo al profitto e non curandomi dei danni che posso arrecare alle persone.” precisa con forza Capriati. “Io devo pensare alle persone che verranno dopo di me e quindi devo preoccuparmi (occuparmi prima del tempo) di lasciare qualcosa di positivo per quello che faccio, non solo nell’oggetto, ma anche a livello territoriale. La sfida è proprio questa. Oggi, l’ambiente fa parte dell’impresa stessa. Tutto ciò che si prende dalla terra ha un costo, ma soprattutto un valore al quale fino a qualche anno fa non veniva attribuito alcuna importanza… Questo sentirsi responsabile delle cose che si prendono è un fattore determinante per la sostenibilità. C’è un costo valoriale e ambientale. Quindi pensare ad un prodotto in modo sostenibile, significa pensare ad un prodotto già quando muore, e al suo modo di rientrare nel ciclo produttivo lasciando il meno possibile di danni.”
Si intuisce da tutto questo, come il suo marchio “Le Vie della Sostenibilità”, sia il risultato degli interventi messi in atto, che partono dal suo stesso percorso, tutto personale. “Questo per me è un modo di vivere, perché ogni volta che faccio una cosa, valuto qual è la cosa che posso fare al meglio. Se una cosa non è sostenibile mi domando sempre cosa potrei fare per ottenerla in modo diverso. È un allenamento di mente e cuore. Ho iniziato la mia via della sostenibilità anni fa, facendo ogni giorno il mio piccolo passo, sapendo benissimo che non c’è punto d’arrivo. Poi diventa naturale, ed è bello perché non fai alcuno sforzo nel mettere questa attenzione, perché fa parte di te e col tempo ti rendi conto di fare una cosa, di non privarti di niente e di non fare danno. Come uomo, penso che questa sia la cosa più importante.”
Emerge da tutto questo, l’immagine di una persona sostenibile, che non è solo l’uomo che fa impresa, ma di tutti coloro che amano vivere, che nutrono amore per le relazioni che intessono con gli altri e con il territorio. Una persona creativa, aperta di mente, che non accetta una cosa solo perché è così da sempre, ma si apre ad altre possibilità. In definitiva, si apre al mondo….
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