Il MoMA mette in vendita la collezione: da Renoir a Picasso per “espansione digitale”. A Ottobre il MoMa di New York metterà in vendita una selezione di opere di importanza mondiale: da Francis Bacon a Renoir, il tutto per un ricavo che, secondo stime, si aggirerà intorno ai 70 milioni di dollari.
Questo è al contempo un pessimo segno e un ottimo segno, ma comunque lo si veda non è il primo.
Non è il primo caso
Negli ultimi anni sono stati molti i musei che, contro ogni aspettativa, hanno dovuto liquidare parte delle loro collezioni. Due anni fa, sempre a Ottobre, toccò all’Everson Museum di Syracuse vendere il suo Jackson Pollock, seguito a ruota dal Brooklyn Museum che metteva in saldo, tra gli altri, un Cranach e un Courbet.
La notizia del MoMa, poi, oscura altre situazioni precarie che hanno avuto da poco conclusione, come per il Baltimore Museum che ha incassato 65 milioni di dollari da pochi ma centrali capolavori che deteneva.
Finora, comunque, la pubblica opinione non era stata sufficientemente solleticata per alzare le barricate. Ma quando i media statunitensi hanno sentito che il anche MoMa, uno dei simboli dell’arte USA, era in procinto di liquidare è iniziata la polemica.
Il MoMA mette in vendita la collezione: da Renoir a Picasso per “espansione digitale”
La decisione del MoMA di New York consiste nel disperdere la collezione William Paley, fondatore della CBS, vendendo 28 delle 81 opere che la compongono. Il motivo ufficiale è “finanziare l’espansione digitale del museo“.
Questa mossa dovrebbe riportare nelle casse più o meno 70 milioni di dollari.
Sarà Sotheby’s a curare la messa all’asta, e sotto il martelletto passeranno opere come Chitarra su tavolo (1919), di Pablo Picasso, Three Studies for Portrait of Henrietta Moraes, di Francis Bacon, o le fragole sparpagliate di Pierre-Auguste Renoir.
Una notizia… brutta e ottima
La notizia è una brutta notizia perché anche l’arte che consideriamo intoccabile, quella dei libri di scuola, può essere svenduta e fatta sparire per decenni. E’ uno schiaffo che ci ricorda che niente è veramente di dominio pubblico, ma tutto è in vendita, compresa quella che riteniamo la “nostra storia”.
La notizia è un’ottima notizia perché l’arte che consideriamo intoccabile, quella dei libri di scuola, tale non è, grande sollievo per tutti gli esseri creativi.