Henry Kissinger : un secolo di diplomazia che ha scritto la storia
Buon compleanno, Henry. Mi piace iniziare così perché fin da quando ero giovane, ho sempre sentito nominare il tuo nome. Il tuo cognome mi suona familiare, e in questi giorni, nel quale superi il secolo di vita, mi sembrava giusto condividere con i lettori di NonSoloWork un momento di riflessione su uno dei personaggi più famosi del XX secolo.
Ho anche un ricordo personale: ebbi la fortuna di assistere a un tuo intervento negli anni ’90 durante un convegno organizzato dal Gruppo Mediaset sul tema delle relazioni internazionali.
Facciamo un breve excursus sulla vita di Henry Kissinger
Nato in Germania nel 1923 da una famiglia ebraica, Henry Kissinger fuggì dal nazismo nel 1938 trasferendosi a New York. Combatté nella Seconda Guerra Mondiale, conseguì una laurea e un dottorato ad Harvard, dove divenne un rinomato professore di governo. La sua lunga e controversa carriera lo ha reso una delle figure più importanti della politica internazionale del XX secolo, coinvolgendolo in numerose crisi politiche e conflitti in diverse parti del mondo.
Negli anni, Kissinger ha ricoperto i ruoli di Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti sotto le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford. Nixon lo nominò Consigliere per la Sicurezza Nazionale e nel 1973 divenne anche Segretario di Stato. Nel 1973, Kissinger ricevette il Premio Nobel per la Pace.
In questi ruoli, ha avuto un’influenza decisiva sulla politica estera americana, cercando di bilanciare gli interessi nazionali con le sfide mondiali. I suoi successi diplomatici più noti includono l’apertura alla Cina, la distensione con l’Unione Sovietica, la mediazione tra Israele ed Egitto dopo la guerra del Kippur e la fine della guerra del Vietnam con gli Accordi di Pace di Parigi.
In Italia, è famosa l’intervista che Oriana Fallaci gli fece nel 1972 per L’Europeo, una delle testate giornalistiche più importanti dell’epoca. Fallaci lo descrisse come uno degli uomini più freddi e noiosi che avesse mai incontrato nel corso della sua carriera giornalistica.
Kissinger è stato duramente criticato per il suo coinvolgimento in operazioni segrete in paesi come Cile, Bangladesh, Timor Est, Angola e Cipro, dove ha appoggiato regimi autoritari o ha favorito colpi di stato militari contro governi democraticamente eletti. È stato inoltre accusato di aver ignorato i diritti umani, di aver trascurato le sofferenze umanitarie e le conseguenze ecologiche delle sue decisioni. Lasciò il governo nel 1977, ma continuò ad essere una voce influente e ascoltata sui temi della geopolitica e della strategia. Ha scritto diversi libri, tra cui il noto “Diplomacy” (1994), in cui ripercorre la storia delle relazioni internazionali dal XVII secolo ai giorni nostri. È stato consulente di vari presidenti americani e leader stranieri e fondatore di una società di consulenza internazionale.
Mentre alcuni hanno definito Kissinger un genio, altri lo considerano un criminale di guerra. La sua eredità è ancora oggi oggetto di dibattito e controversia.
È giusto dedicare spazio a Henry Kissinger?
Sì, perché, al di là della storia e delle critiche, nessuno può negare il suo contributo alla comprensione della politica mondiale e alla definizione della diplomazia moderna. Per molti anni, Kissinger ha rappresentato ed incarnato l’apice della competenza diplomatica, mostrando leadership e la capacità di instaurare o interrompere relazioni importanti.
Per la sua intelligenza strategica, la sua lucidità e coerenza anche nelle situazioni più complesse, per la sua abilità diplomatica, ovvero la competenza nell’avere buone relazioni – che sono fondamentali per mantenere l’equilibrio nella vita politica, sociale e, permettetemi di dire, anche nella nostra vita quotidiana – Kissinger merita riconoscimento.
La diplomazia è una competenza, un’arte, e, come ogni arte, deve essere capita, compresa e appresa. Non è per tutti: è necessario avere talento, e questo talento deve essere esercitato perché da solo non basta.
Nel nostro quotidiano, nel nostro vivere perennemente connessi, come possiamo mantenere relazioni giuste, simmetriche e tendenzialmente positive?
Il principio fondamentale per avere relazioni positive è cercare il più possibile di non entrare in conflitto.
Esiste una vecchia regola, ed è la regola delle 3 C: Confronto, un comportamento naturalmente giusto; Contrasto, un comportamento meno favorevole; e infine Conflitto, il più difficile da gestire in ambito relazionale.
Chiaramente, tutte queste opzioni sono corrette quando sono sostenute dalla quarta C, la Consapevolezza, che presuppone la capacità di essere sempre attenti a cosa si dice, a come ci si comporta, a utilizzare toni e modi coerenti con la situazione e a usare un linguaggio chiaro, empatico e credibile. Queste caratteristiche sono, in fondo, le basi dell’intelligenza interpersonale.
Ritornando a Henry Kissinger, possiamo concludere che 100 anni sono tanti; non 100 anni di solitudine, ma 100 anni di diplomazia. È giusto ricordare e ringraziare per il contributo che ha lasciato in eredità alla nostra società. Tanti auguri, Henry!
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