Intervistiamo Giovanni Gabrielli, un mental coach che allena tutta una rosa di atleti , le cui idee innovative portano a risultati sicuri. http://giovannigabrielli.it/
Nel corso degli anni Giovanni si è specializzato nel training di atlete che gareggiano ad altissimi livelli in vari campi, come il canottaggio, la pallavolo, il calcio e tanti altri ancora e, come vedrete di seguito, ha sviluppato, assieme alla pratica, un approccio personalizzato per ognuna di loro, utile al superamento dei limiti espliciti e a quelli che restano spesso celati.
Ne parliamo dunque piacevolmente con lui dato che, oltre che ad essere un serio professionista, è anche una persona molto piacevole e affabile.
Incomincio con una domanda buffa e inusuale, come mai sul profilo Linkedin ha pubblicato una foto che La ritrae su un trattore?
In realtà, occupandomi anche di comunicazione e marketing emozionale, è un espediente che ho usato per attrarre l’attenzione con un’immagine che incuriosisce e spinge le persone a leggere il profilo. In qualsiasi caso il trattore è’ davvero mio e lo uso per fare gare di cross!
Prima di presentarLa come mental coach ci interessa conoscere un po’ di più la Sua personalità. Ci può dare una descrizione di se stesso?
Mi definirei un uomo con una doppia personalità. Infatti sul lavoro sono estroverso, empatico e curioso mentre nella vita personale sono introverso e solitario, forse perché lavorando con circa 4000 persone all’anno in ambiti quali coaching, formazione e tanto altro ancora, l’esserlo diventa una difesa emozionale necessaria. In generale comunque sono refrattario alle consuetudini e questo mi aiuta a presentarmi in modo alternativo nei modelli che utilizzo sul lavoro.
Ho inoltre varie passioni che mi piace coltivare. Amo dipingere e sto finendo due libri che conto di pubblicare il prossimo anno, uno su una tecnica innovativa di public speaking ed un manu-romanzo sulla comunicazione efficace all’interno di una storia d’amore.
Ci confidi un Suo punto di forza e uno di debolezza. Se Lei dovesse allenare se stesso, da dove incomincerebbe?
Il punto di forza è sicuramente la mia irriducibile curiosità, che mi spinge a non accontentarmi mai di quello che già conosco ma a scoprire sempre scenari e realtà nuove fino a potermi definire in senso positivo “maniacale nella mia preparazione”. Il punto di debolezza? Non amo la banalità perché mi annoia mortalmente.
Se dovessi lavorare su me stesso forse comincerei dalla mia organizzazione di lavoro. Essendo creativo tendo ad essere a volte poco organizzato.
Ha sviluppato un innovativo modello di coaching denominato” instantaneous coaching”, che consente di lavorare sul cambiamento di microcomportamenti. Ci può parlare di più nello specifico di questa tecnica?
Il cambiamento, o meglio, la resistenza al cambiamento è la principale causa di insuccesso. Questo perché in genere si tende a voler cambiare le situazioni in modo radicale ma ci si accontenta di decidere di farlo, senza mai passare alla fase di azione. Il mio metodo punta invece a procedere passo dopo passo, a lavorare su piccoli cambiamenti comportamentali, una alla volta, in modo da non complicarsi troppo la vita, focalizzandosi su piccole modifiche che alla lunga ne portano di grandi. Così facendo si aumenta la propria autoefficacia, il senso di stima di sé e si continua a procedere.
Che traguardi si è prefissato per il 2018?
In questo momento sto lavorando con sei campioni del mondo di sport diversi fra di loro. Sono tutte donne, poiché mi sono specializzato nel lavoro con atleti al femminile e siamo in fase di allenamento per le Olimpiadi , sia per quelle invernali, che si terranno il prossimo febbraio, che per quelle estive.(Tokyo 2020)
Queste ultime sono ancora lontane ma la preparazione sia fisica che mentale, anche per il metodo di cui accennavamo prima, è lunga e va personalizzata alle esigenze e qualità di ciascuna di loro.
Anche se questa è sicuramente una sfida interessante il mio obiettivo principale è quello di continuare ad essere un supporto efficace a tutte le atlete e atleti con cui collaboro.
E per finire, quale pensa che sia la sua “mission impossible?
Beh, è davvero una sfida non da scherzi ma che mi piacerebbe tanto poter affrontare! Vorrei davvero lavorare con Mario Balotelli, credo di sapere come tirare fuori il meglio che Mario ha dentro di sè.
Dopo questa lunga chiacchierata con Giovanni Gabrielli ci sentiamo di fare due considerazioni. Innanzitutto gli va riconosciuta la capacità di aver capito che per fare di un atleta un campione bisogna essere in grado di supportarlo non solo da un punto di vista di potenziamento fisico ma considerarlo nella sua globalità, perché spesso il cambiamento mentale è alla base del superamento dei limiti di prestazione. In secondo luogo, noi di Nonsolowork riteniamo che coloro che vogliano cambiare una situazione, anche in ambito non sportivo, ma magari lavorativo, comportamentale, relazionale, possono raggiungere degli ottimi obiettivi lavorando seriamente su sé stessi, con un valido professionista. E’ necessario suddividere davvero il “grande obiettivo” in piccole tappe quotidiane da raggiungere e che porteranno ad un appagamento finale.
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