Gap Startup donne/uomini: come siamo messi oggi?

Gap Startup donne/uomini: come siamo messi oggi?

Gap Startup donne/uomini: come siamo messi oggi? A che punto siamo nella parità di genere tra uomo e donna nel panorama delle startup? Cerchiamo di capirlo insieme facendo qualche domanda e trovando alcune risposte.

Prima di tutto nei forum spesso si sente l’opposizione a questa tematica nei seguenti termini: “le startup sono libera imprenditoria, quindi non dovrebbero sottostare a critiche di percentuale di genere“. Togliamoci subito il pensiero. Questa opposizione, che in un primo momento potrebbe anche sembrare giusta, trova però una critica sistemica. Le startup, infatti, vivono soprattutto grazie ai finanziamenti, tanto pubblici che privati. La percentuale di imprese che vengono create vede una certa vicinanza di numeri tra uomini e donne, ma questa stessa vicinanza diviene un divario dopo le prime scremature e i primi arrivi in fondi economici. Tanto i decisori pubblici che i privati vedono maggiori sicurezze nell’imprenditoria al maschile, bocciando e rendendo più difficile l’affacciarsi al mercato di startup guidate da donne.

Tra gli esempi virtuosi di startup al femminile che noi di NonSoloWork abbiamo descritto e supportiamo volgiamo ricordare:

L’imprenditoria femminile nel mondo

Ad oggi i dati dicono che nel mercato europeo solo il 15-16% delle startup vede fondatrici donne. Inoltre, di tutti i fondi su territorio europeo dedicati al settore delle imprese nascenti meno del 10% viene ricevuto da startup “in rosa”. Questo indicherebbe una minor propensione a finanziare un’imprenditoria, e magari, diranno alcuni, è perché non si vedono risultati. Eppure le poche startup che ce la fanno danno risultati in proporzione migliori e in media risultano più produttive delle controparti maschili.

Questo dato, molto incoraggiante per l’imprenditoria femminile, non può però fare scuola. Le relativamente poche riuscite, create e cresciute in un ambiente ostile, sono per logica idee forti e con uno spiccato intuito concorrenziale, tale da non renderle oggetti di paragone generale. Quello che vogliamo dire qui è che, messe in uguale possibilità di essere finanziate e fatte crescere, i dati indicano che probabilmente avremmo riuscite in media equivalenti tra startup al femminile e al maschile. I dati statunitensi, inoltre, ci dicono che inizialmente, in un clima di assoluta parità, le startup al femminile avrebbero un momento di partenza molto forte. Macinerebbero dati insperati perché andrebbero a coprire interi settori di richieste al femminile che, oggi, sono occupati da “solutori al maschile“. In altre parole, se la società finanziasse a pari grado tutte le startup, oggi molti prodotti e servizi dedicati alle donne ma creati da uomini vedrebbero un cambio al vertice grazie a una conoscenza e una sensibilità maggiore. Il mercato aiuterebbe le startup fondate da donne a trovare il proprio posto nel mercato desaturandolo di uomini, ma in un secondo momento potrebbe tornare un equilibrio di concorrenza abbastanza stabile.

Startup al femminile: la situazione italiana

Di certo una ipotesi del genere non partirebbe da zero. Negli ultimi anni le startup fondate da donne sono aumentate nel mondo: secondo il report The Credit suisse gender 3000 nel 2021 di Credit Suisse sulla diversità di genere in azienda, il gap tra uomo e donna nell’imprenditoria è passato da 0,62 a 0,73 tra il 2015 e il 2020. Questo vuole dire che se nel 2015 c’erano 100 aziende fondate da uomini contro le 62 da donne, cinque anni dopo il rapporto è migliorato fino a 100 contro 73 (non ancora paritario ma ci stiamo lavorando).

Purtroppo questo trend positivo non si è visto in Italia, dove la situazione è invece drasticamente peggiorata. Nel 2010, 70 aziende fondate da donne concorrevano con le 100 maschili. Nel 2020 da 70 si è passati a 30, un calo che non promette nulla di buono. Secondo poi il rapporto di InfoCamere, del Ministero dello Sviluppo economico, nel 2019 su 9.758 startup solo 1300 vedevano cariche amministrative in maggioranza affidate a donne, ovvero il 13,3% del totale. La situazione Covid-19 ha ulteriormente peggiorato le percentuali nel nostro Paese, anche se in Europa ha avuto effetti contrari, facendo aumentare di quasi un punto percentuale la presenza femminile. Da tutti questi dati esce un’Italia sconfitta e senza neppure la possibilità del “mal comune“.

Gap Startup donne/uomini: come siamo messi oggi?

Gap Startup donne/uomini: come siamo messi oggi?

Gli studi di settore ci informano che, mediamente, le startup fondate da donne hanno meno possibilità di personale, meno finanziamenti e una vita media più breve. Le imprenditrici ammettono che, se l’idea è buona, chi ti ascolta prima o poi arriva. Tuttavia affacciarsi al mercato finanziario vuole dire seguire logiche e incontri quasi esclusivamente maschili. Ad aggravare il panorama vi è anche l’assenza di role model e istituti che instradino nel giusto verso le nuove ‘reclute’ del mercato. Questo non crea di conseguenza anche gruppi più propensi all’ascolto (tanto delle idee che del ‘mercato di genere’).

La richiesta maggiore nel mercato del lavoro dirigenziale, infine, sembra non avvantaggiare il curriculum medio delle donne. Queste ultime offrono (sempre in media) meno competenze digitali secondo lo studio LinkedIn Recruiter Sentiment Italia rispetto agli uomini. Tuttavia anche questo ultimo dato va “preso con le pize”. L’entrata nel livello dirigenziale premette orari ed esperienze che già il mercato dedica maggiormente a un fruitore maschile, pre escludendo molte richieste di donne.

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