Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro

Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro

Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro. Empatia e immaginazione sono le strade che ci portano a entrare nei libri, ad appassionarci, a dare volti e voci a personaggi e panorami. Alle volte sono addirittura le cause del dispiacere nello scoprire che il libro che abbiamo tra le mani o che stiamo ascoltando sta per finire.

Il “Blues post-libro”, cos’è

Gli inglesi lo chiamano “blues post-libro”, dove il colore blu è sinonimo di depressione. L’ascoltatore o ascoltatrice, come il lettore e la lettrice, si trovano orfani di una relazione che avevano creata al loro interno, scindendo il proprio essere, facendo della mente un teatro da guardare.

Per un giorno, una settimana o un mese immergi i tuoi sensi nel mondo di qualcun altro. Ne scopri la storia, capisci cose e scopri nozioni, rimani in attesa di notizie e rivelazioni che arrivano di sicuro, e non come te le aspettavi se il libro è abbastanza buono. Ma quando finisce? E’ un buon segno avere il blues post-libro? O stiamo sbagliando qualcosa?

Perché accade, è normale?


È molto, molto comune. È un senso di perdita che provi alla fine (di un libro) e soffri. È come dire addio a tanti amici che ti sei fatto, perché hai iniziato a conoscere queste persone nel corso del libro e ora non c’è più alcuna connessione, ed è per questo che i sequel vanno così bene: è quella continuità” (Bijal Shah, biblioterapeuta e autrice, fonte Bbc)

Gli analisti si sono trovati negli ultimi anni sempre più ad avere a che fare con queste “mini-depressioni” che un tempo avremmo quasi ridicolizzato. Non stiamo ovviamente parlando di una patologia ma di un fenomeno che, pur essendoci sempre stato (già ne scriveva Jane Austen) oggi è molto diffuso e si trovano sempre più persone che ne ammettono l’impatto come qualcosa di sentito.

La risposta sembra essere nella società che stiamo vivendo, compreso quel grande salto sociale che ci ha fatto fare il periodo pandemico. Sempre di più siamo estranei al concetto di gruppo, le interazioni personali possono essere ridotte con tantissimi strumenti digitali, avere a che fare con qualcuno che crei rapporti intimi è difficile e raro, più di un tempo.

Nasce il bisogno dei rapporti, delle scoperte legate agli altri, delle storie che nascono e si evolvono. Questo bisogno lo immaginiamo sempre più e così lo riversiamo nei luoghi della narrazione, che siano libri, audiolibri, anche film o videogiochi.

Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro

“(…) abbiamo bisogno che altre persone ci affermino costantemente perché non abbiamo quelle connessioni naturali che avevano la generazione dei nostri genitori e dei nostri nonni – quel senso di comunità in cui sapevamo il nostro posto, sapevamo chi eravamo, sapevamo a cosa appartenevamo. Penso che questo ci manchi, al momento.

Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro, la differenza con i film e i videogiochi

Non dimentichiamoci anche come siamo vogliosi di provare emozioni sincere: ci basta un inizio di storia per immedesimarci. Le emozioni dei personaggi diventano subito le nostre. Il cervello si riempie di colori e iniziamo ad abitare i luoghi letterari.

In più i libri sembrano avere una marcia ulteriore.

Gli analisti hanno provato a mettere a confronto idee, emozioni ed espressioni prima e dopo l’intenso uso di videogiochi e film. Gli interpellati sono cambiati, ma tutti in direzioni molto simili. Lo stesso esperimento, intrapreso con la lettura di un libro, ha provocato cambiamenti diversi da persona a persona. E’ il New York Times a riportare questi risultati. La lettura di un libro lascia a chi legge molto più spazio di immaginazione e interpretazione. Da questo ne nasce un cambiamento personale e innovativo, non di massa.

Cosa succede al cervello se leggiamo un buon libro

Il segreto di molte forme di arteterapia, compresa la lettura di libri, è quella capacità di esplorare le proprie emozioni da uno spazio sicuro, e la letteratura è un mezzo che permette di farlo perché permette di fare un passo indietro, ma di esplorare comunque. Sondare sé stessi senza muoverci dalla stanza di lettura.

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