Come si diventa direttore esecutivo di una non profit (evviva i salti!)

COME SI DIVENTA DIRETTORE ESECUTIVO DI UNA NON PROFIT (EVVIVA I SALTI!)

Come si diventa direttore esecutivo di una non profit (evviva i salti!). Sempre di più assistiamo a una migrazione di manager e lavoratori nei settori no profit. Questa tendenza, per moltissimo tempo quasi assente in Italia, se non nel settore pubblico, viene per lo più dagli Stati Uniti. Negli USA passare da ruoli dirigenziali a ruoli equivalenti nel no-profit è comunissimo, ma questa facilità è data dalla legislazione vigente. Potendo infatti quasi completamente convertire le tasse, personali o aziendali, in donazioni a enti no profit i dirigenti hanno a che fare per tutta la vita con associazioni ed enti con i quali collaborano a gomito stretto. Diviene quasi naturale pensare di passare dall’altra parte. In Italia questa tendenza è oggi spinta dalla maggiore facilità di costituzione e dalla presenza più estesa di start up e organizzazioni giovani votate al bene della società.

Cosa sono le organizzazione non profit

Le organizzazioni senza scopo di lucro (non profit) sono strutturate come le normali società. In tal senso hanno posizioni e ruoli equiparabili, soprattutto a livello esecutivo.

Le differenze, infatti, non attengono ai ruoli principalmente, ma alla gestione degli utili. Le organizzazioni senza scopo di lucro non distribuiscono ai soci gli utili, destinandoli a terzi, e non possono reinvestirli se non con attività limitate ai soli scopi sociali (questo le differenzia dalle società cooperative e dalle associazioni).

COME SI DIVENTA DIRETTORE ESECUTIVO DI UNA NON PROFIT (EVVIVA I SALTI!)

Nella legislazione vigente si possono così indicare delle caratteristiche fisse per definire un’organizzazione senza scopo di lucro:

  1. essere formalmente costituita
  2. costituirsi di natura privata, separata da quella pubblica
  3. essere autogovernata senza controlli esterni
  4. non distribuire internamente i profitti
  5. avere una presenza significativa di volontari
  6. essere aconfessionali e apartitici
  7. avere un’utilità sociale
  8. avere una struttura democratica

In Italia le organizzazioni ammesse senza scopo di lucro sono di 5 tipi:

  • le organizzazioni non governative
  • organizzazioni di volontariato
  • le cooperative sociali
  • le fondazioni ex bancarie
  • le associazioni di promozione sociale

Cosa fa il direttore esecutivo di una non profit

All’interno di una non profit sta diventando sempre più importante e richiesto il ruolo di direttore esecutivo, tanto che il New York Times l’ha inserito nei 10 lavori utili alla società del futuro.

Il direttore esecutivo è l’equivalente di un amministratore delegato. Tra i compiti fissi c’è la gestione del personale, e come struttura lo vediamo referente dei vari responsabili delle finanze, risorse umane, legali, manutenzione, tecnologia e programmi. Potremmo dire che il suo compito è creare e portare avanti una strategia, evitando problemi lungo la strada, e subentrare formalmente al comando della struttura in caso di assenza dell’ED.

Sarà sempre lui, infine, a tenere gli eventuali contatti con la stampa e con il pubblico, in casi come raccolte fondi per esempio.

Il profilo medio del direttore esecutivo in una non profit

Ad oggi sono moltissimi i professionisti che fanno il salto nel settore non profit.

Mediamente hanno tra i 30 e i 60 anni, non hanno un percorso di studi fisso (vengono dalle laureee più diverse) e hanno un passato nella dirigenza di aziende e organizzazioni.

Il loro salto avviene la maggior parte delle volte in modo graduale: da dirigenti iniziano a collaborare e portano avanti gli impegni parallelamente. Infine scelgono di cambiare vita, e noi di Nonsolowork siamo con loro!

Come si diventa direttore esecutivo di una no profit (evviva i salti!)

COME SI DIVENTA DIRETTORE ESECUTIVO DI UNA NON PROFIT (EVVIVA I SALTI!)

L’accesso al ruolo di direttore esecutivo di una no profit non ha regole fisse, ma si possono dare indicazioni abbastanza precise:

  • E’ praticamente inutile mandare il CV a caso
  • Meglio entrare nell’organizzazione o come volontario o come creatore di un’iniziativa benefica che necessiti del supporto dell’organizzazione. Nel giro di pochi anni potrete accedere alla possibilità.
  • Una volta dentro, il curriculum deve comunque essere idealmente di alto livello manageriale, se possibile fin dalla formazione (tra i percorsi di studi più richiesti ci sono quelli ‘tradizionali’: Master Bocconi, Master Forli, Master ASVI, Master ISPI).
  • Coltivare il proprio network è fondamentale. Non si parla qui di amicizia per fare carriera, ma di una rete di persone che possono rendere possibili i progetti della no profit. L’organizzazione deve tenerne conto.

Quello che sempre bisogna ricordare è che, molto prababilmente, lo stipendio diminurà ma il cuore si potrebbe allargare. Prendete in considerazione di fare un salto nella vita!

LEGGI ANCHE

Condividi:
Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Articoli Correlati
Benessere sul lavoro immagine scherzosa

Percorsi di BenEssere: consigli pratici per stare bene in ufficio

Trasforma il tuo ufficio in un'oasi di benessere: respira profondamente, muoviti, mangia sano, sfrutta le scale, crea un ambiente piacevole.
Alessandro Rinaldi DoF

Alessandro Rinaldi con DOF: pionieri dell’espansione della consapevolezza nella comunità

Alessandro Rinaldi e il suo team creano progetti per espandere la consapevolezza nella comunità.
Palloni colorati

La leggerezza per lavorare e vivere MEGLIO

Vivere utilizzando la “competenza della leggerezza” ci aiuterebbe di molto perché sarebbe la spinta e il motore per un risultato d’eccellenza.
After work il film documentario che ci mette davanti una futura realtà con lAi che ci aiuterà a lavorare meno o meglio chissà..

Un Futuro senza Lavoro: After Work

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, il film documentario "After Work" solleva domande cruciali sulla natura del lavoro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto