Bi-rex: due ricercatrici rivoluzionano il riciclo (con dei gamberi). Da quasi due anni ‘fioccano’ i premi su una startup che promette di essere una certezza nel futuro. Bi-rex è oggi una realtà imprenditoriale nel campo dell’innovazione e sostenibilità che il nostro Paese deve portare avanti. Scopriamo come è nata e di cosa si occupa questa impresa al femminile.
La rivolzione sostenibile di Bi-rex
Bi-rex è una startup che realizza polimeri plastici da scarti di ogni tipo provenienti dal settore dell’agri-food. L’industria e la filiera agricola e produttrice del cibo conta ogni anno scarti importanti che non riescono a essere riciclati e reimmessi nel mercato. Questa situazione, da anni combattuta dall’innovazione in termini di sostenibilità, ha trovato degni e degne avversarie, ma Bi-rex sembra avere una marcia in più.
Precedentemente, infatti, il riutilizzo e la ricreazione dei vari prodotti di scarto comportava a sua volta un impatto ambientale. L’utilizzo di solventi e il consumo di energia e materie prime per il processo di trasformazione andava a gravare sulla sostenibilità generale dei progetti, diminuendone l’appetibilità. La rivoluzione di Bi-rex sta anche nell’utilizzo di solventi non tossici e che vengono a loro volta riutilizzati. Questi preparati sono frutto della stessa startup, ideati e prodotti proprio al fine di rendere quasi totalmente ecosostenibile il processo di riutilizzo dei materiali.
Cellulosa dai gamberi
L’attenzione della startup è focalizzata sul riutilizzo delle biomasse derivanti dalle lavorazioni industriali agro-alimentari. Una volta ricevute, le biomasse vengono utilizzate per la creazione e la produzione di cellulosa. Ad oggi, infatti, la stragrande maggioranza della cellulosa deriva ancora dalle piante e dal loro abbattimento. Se si riesce a immettere nel ciclo produttivo una cellulosa di origine riciclata l’impatto sulle foreste diminuisce incredibilmente.
L’intuizione iniziale è stata proprio estrarre nuova cellulosa dalla chitina, sostanza presente in gamberi e granchi e scartata in blocco dall’industria agro-alimentare. Ogni anno quasi 8 milioni di tonnellate di crostacei vengono allevati per la filiera del cibo, e da essi viene scartata tutta la chitina che diventa inutilizzata.
Dopo una fase iniziale di test, il valore delle biomasse disperse è stato confermato e la loro possibilità di diventare cellulosa ha dato il via a Bi-rex. A seguire sono arrivate anche le possibilità insite negli scarti della lavorazione della birra, degli agrumi o del riso, fino agli insetti.
Bi-rex: due ricercatrici rivoluzionano il riciclo (con dei gamberi). Come è nata l’idea
L’idea nasce da due ricercatrice del Politecnico di Milano, Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro. Durante una ricerca accademica hanno rilevato che determinati tipologie di solventi erano in grado di purificare la cellulosa. Proprio testando questa ipotesi hanno iniziato a sperimentare su differenti biomasse, partendo dalle più diffuse (derivanti dal riso, la lolla, la birra o la trebbia). Arrivati agli agrumi e ai gamberi la ricerca poteva dirsi pronta per essere sfruttata e creare una startup al femminile per la sostenibilità.
“B sta per biomassa, I sta per innovazione, R per riciclo e, infine, Ex sta per estrazione, che è il procedimento che utilizziamo per ricavare la cellulosa dagli scarti organici.“
Bi-rex è stata premiata da Startcup Lombardia 2020 dalla scuola Joule di Eni e da inizio Gennaio partecipa a un percorso di incubazione personalizzato a cura di Polihub. Ha poi ricevuto un finanziamento pre-seed da Poli360 e un ulteriore premio all’Eni Award.
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