Amalia Ulman: l’artista che ingannò tutti su Instagram. Una delle storie più seguite sul social si è rivelata una performance d’arte.
Come sono andati i fatti
E’ il 2014, Amalia Ulman è all’epoca una giovane argentina, aspirante artista contemporanea trasferitasi stabilmente a Los Angeles. Ha 28 anni e aspira al mondo patinato della performance e della video art.
Instagram all’epoca è relativamente giovane (è stato lanciato nel 2010): mostra già in modo esplicito quello che sarebbe diventato, ma non si è ancora abituati a parlare di “influencer”.
In quegli stessi giorni, sui giornali di gossip statunitensi, gira invece la storia di Amanda Bynes: ex promessa della Disney, che accusa il padre di molestie per poi negare tutto su Twitter (pochi mesi dopo inizierà la sua travagliata storia di schizofrenia).
L’intuizione di Amalia Ulman e la vita da influencer
Amalia segue la storia e si interessa a come il pubblico diventi ‘dipendente’ dalla sofferenza e dalla narrazione della sfortunata attrice.
Decide di creare dal nulla un personaggio che in qualche modo le somigli: usa Instagram per fingersi un’attrice appena sbarcata a Los Angeles, piena di sogni e di problemi.
Possiamo dire che segua quasi la scaletta di una pessima fiction di hollywood.
Il suo primo post è di una scontatezza che, purtroppo, oggi abbiamo iniziato a conoscere: “un’altra giornata di sole a Los Angeles, amo la mia vita”
Le persone iniziarono ad odiarmi”, dirà al Telegraph, “Alcune gallerie con le quali esponevo andarono fuori di testa e m’intimarono di piantarla perché nessuno mi avrebbe presa più sul serio. All’improvviso ero diventata questa t***a cretina perché mostravo il sedere nelle foto.
Segue la rottura con il boyfriend (“non essere triste perché è finita, sorridi perché è successo”), e in un attimo Amalia racconta ogni aspetto della sua finta giornata. La sua pagina Instagram si riempie di selfie sexy davanti allo specchio, piatti al ristorante, foto di tramonti, il racconto della plastica al seno (finta) e le iniezioni di botox (trucco), gli aperitivi, lo yoga e i pianti.
Il successo social
La narrazione continua per mesi: i post sono previsti, preparati con ore di trucco e scenografia, studiati e organizzati ogni settimana. Segue le tendenze, lancia messaggi d’ispirazione, fa credere a tutto il suo pubblico che la sua è proprio una vita da aspirante attrice nella stupenda patria del cinema. I follower diventano migliaia, fino a 90.000 che la seguono, le mandano messaggi, si appassionano ai mini-drammi del “quale vestito metto??!!”
La rivelazione di “Excellences and Perfections”
Amalia decide di far durare la performance 4 mesi. Sullo stesso profilo rivela che era tutta una finzione per portare avanti una performance artistica dal nome “Excellences and Perfections”. Il profilo perde subito una gran parte dei seguaci e lei riceve messaggi carichi di odio.
“… se vi avessi raccontato dei miei giorni felici al mare o di come mi ero vestita per la parata del 4 luglio vi avrei annoiati. Sono sicura che non avreste voluto leggere cose del genere.”
Il riconoscimento da parte del mondo dell’arte contemporanea
Passa un anno e la sua performance desta l’attenzione di molti galleristi. Nel 2016 il suo “Excellences & Perfections” viene incluso in una mostra alla Tate Modern di Londra, per poi passare all’Armory Art Fair di New York come lungometraggio. Ad oggi le sue immagini hanno girato il mondo e ne è uscito anche un libro.
Amalia, raggiunto questo successo, si è insediata a New York come performer e regista, non ha ancora riconquistato la popolarità dell’epoca, e su Instagram continua a giocare con i luoghi comuni dei social anche se, fino a prova contraria, non ha più interesse a ‘ingannare’.
Amalia Ulman: l’artista che ingannò tutti su Instagram
Questa storia ha insegnato molto sulle dinamiche dell’attenzione pubblica sui social (più che sui social stessi in verità, ma si può veramente separare i due argomenti?). Forse la cosa più semplice che si può ricavare è che da una finta narrazione nasce un finto interesse. Rendiamoci conto di questo e sarà più facile guardare il nostro “misero” numero di follower.
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